L'indagine. Lavoro, credito, sanità: Isola fanalino di coda in Italia. Confindustria: perso un decennio
Cappellacci: «Serve una nuova fase di sviluppo»
La Sardegna perde competitività e arretra nel cammino del federalismo. Secondo un'indagine del Centro studi Sintesi-Sole 24 Ore, infatti, l'Isola si colloca all'ultimo posto tra le regioni italiane per la crescita sul versante socio-economico negli ultimi 10 anni.
L'ANALISI Nel 2000 i capi di Stato e di Governo europei avevano infatti fissato il 2010 come data di arrivo per rendere l'Unione europea più competitiva con la strategia di “Lisbona 2010”. Per capire il lavoro fatto è stata elaborata questa classifica prendendo in esame 43 indicatori suddivisi in otto macroaree: ambiente, credito, demografia, dinamiche economiche ma anche governance regionale, istruzione, mercato del lavoro e salute. Il punteggio è stato poi assegnato in base alla migliore performance di ciascun settore. Ebbene in questa graduatoria la Sardegna è l'unica regione ad aver ottenuto un punteggio negativo (-1). L'amministrazione più efficiente è stata invece quella del Lazio (15 punti), seguita da Lombardia e Veneto (ex equo a 14 punti), che hanno registrato i maggiori progressi dal 2000. «Questi dati rappresentano un punto di riferimento importante perché certificano ancora una volta il quadro economico e sociale che abbiamo ereditato all'inizio del nostro mandato», ha sottolineato il presidente della Giunta, Ugo Cappellacci.
SARDEGNA In particolare ad andare male sono stati i settori della salute (ultimo posto con un punteggio di -10), del lavoro (con 0 punti) e dell'economia (-1,6). Non è andata bene nemmeno per l'istruzione (-1,1 ma meglio di Lombardia, Abruzzo, Molise e Veneto) e il credito (0,04). Unica eccezione l'ambiente (21,6 punti), miglior risultato in Italia. «Exploit ottenuto grazie a una concomitanza di fattori», ha commentato il segretario della Cna sarda, Francesco Porcu. «Ma adesso non basta. Questi valori devono essere messi a frutto con una politica di valorizzazione turistica integrata con gli altri settori». Per Porcu la Sardegna non è riuscita a creare le condizioni di sviluppo e soprattutto «sono mancate le verifiche del lavoro svolto».
CRITICHE Ancora più dura la presa di posizione del presidente di Confindustria Sardegna, Massimo Putzu che ha parlato di «un decennio perduto». Se continuiamo a «tergiversare in attesa di non meglio precisati chiarimenti politici e di rilanci nell'azione di governo», ha sottolineato in un nota, «rischiamo che la crisi appena trascorsa non sia che un assaggio di ciò che ci aspetta». Il leader degli industriali ricorda di aver sollecitato prima della pausa estiva «gli interventi necessari a sostenere la crescita nel breve e nel medio periodo. Interventi che andavano attuati quando la crisi si è profilata all'orizzonte e poi rafforzati». Mentre per Italo Senes, presidente di Api sarda, «i politici, soprattutto nazionali, dovrebbero avere più considerazione per l'Isola. È il momento di rimboccarci le maniche e attuare quanto stabilito dalla delegazione sarda qualche mese fa a Bruxelles».
REGIONE Commentando questi dati il presidente Cappellacci ha però sottolineato come in questi due anni di legislatura «sul tavolo della Giunta sono passate centinaia di emergenze e possiamo dire di non aver lasciato nessuno a casa». Due anni in cui sono stati creati «i presupposti per quella che sarà la fase 2 di questa legislatura: in cui sarà dedicato più spazio alla realizzazione di un nuovo sistema economico e sociale, alternativo a quello attuale». L'obiettivo è quello di creare nuova impresa e occupazione «con la necessaria compattezza della coalizione di governo».
ANNALISA BERNARDINI
31/08/2010