Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quando Luciano “plagia” Ligabue

Fonte: L'Unione Sarda
24 luglio 2008

Un concerto perfetto, da cantare in coro: ma il rocker emoziona per contratto
Grandi pale girano alte sul palco. Ma è solo uno degli elementi scenografici a contorno del piatto unico della serata. A distanza di due anni torna Ligabue Luciano, da Correggio, professione rocker. Anzi, come riportano tutte le note giornalistiche: il rocker di Correggio, nell'Emilia. Generosa Emilia. Come Vasco, come Zucchero: sono la trimurti del rock leggero in Italia. Cantautori in realtà, solo che rispetto a quelli alla moda degli anni Settanta così intellettuali e impegnati, sono vitaminizzati, anabolizzati, fisici e dietro i testi c'è la battuta in 4/4 del rock. Niente di rivoluzionario: è rock mainstream, molto pop, da zona alta della classifica, americaneggiante e ruspante. Ma deve comunque fare i conti con la ritmica che mal si sposa con l'italiano e allora ecco il testo che si piega, si semplifica o, nel caso di Zucchero, gioca di onomatopea o, se serve, con l'inglese. Le canzoni del Liga invece sono piccoli ritratti quotidiani, un po' giovanilisti, della provincia fatta di amici e donne e sogni. Con il Bar Mario che vale quanto tutti i ritrovi del Nebraska, la A14 somiglia alla Route 66 ma una chitarra Gibson “diavoletto” è uguale a Correggio come a Nashville. E di chitarre c'erano un sacco e una sporta al concerto, suonate dallo stesso Ligabue, da Niccol Bossin e dal fido “Capitan Fede” Poggipollini per un suono energico e serrato, forse un filo sparato sulle frequenze medio-alte, con le esse emiliane del cantato che friggevano insieme ai piatti della batteria. L' Elle Elle Live Tour 2008 è praticamente un Best of .
Il concerto cioè è una raccolta dei pezzi migliori, quelli più amati, quelli più cantati. Le ballate come Ho messo via , le dolcezze di Il mio pensiero e Piccola Stella senza cielo , gli inni generazionali come I ragazzi sono in giro e Non è tempo per noi o gli inni tout court come Libera nos a malo , Vivo morto o X e Urlando contro il cielo , con le braccia alzate e i cori a perdifiato. Insomma, del Ligabue pensiero, la summa.
Grossomodo lo stesso di sempre. Una pista conosciuta, un sentiero ben tracciato che funziona da decenni. Tanto che alcuni brani finiscono per avere somiglianze che, se fossero di altri, scatterebbe l'accusa di plagio. Ballando sul mondo ricorda Libera nos a malo , Tra Palco e realtà sembra I ragazzi sono in giro e Happy Hour mixa Libera... con A che ora è la fine del mondo , veloce cover, con testo inedito, di un brano dei R.E.M. di Michael Stipe. Nel gergo del design industriale si chiama “family design”, in musica non si sa. Il popolo del Liga le ama e le canta tutte. Casomai quello che è sembrato diverso, rispetto per esempio allo show di Cagliari due anni fa o a Nuoro ancor prima, è la partecipazione all'evento concerto dello stesso protagonista. Generoso, ha suonato di filato per ore, ma la sensazione è che sia mancato un po' il feeling. Come una buona lezione: corretta, esaustiva, precisa ma freddina, senza grandi coinvolgimenti. Fatta con mestiere consumato ma l'anima stava da un'altra parte; è mancato quel quid - pur non obbligatorio - che distingue un buon concerto da un evento: la stessa differenza che passa tra il verbo volgere e il verbo travolgere. Non è bastata la produzione faraonica, la band di valenti professionisti, il numero degli strumenti sul palco a togliere il retrogusto. Tanto che alla fine, nel bis, i musicisti a torso nudo con le chitarre che duellano una di fronte all'altra aveva immancabilmente il sapore del dejà vu, di pose datate messe lì perché fanno rock. Un genere che, in Italia, tolti alcuni episodi di nicchia, fatica sempre a trovare una dimensione originale. Sarà colpa della lingua di Dante e del quattroquarti, sarà che non fa parte della nostra cultura o chissaché. Ma tant'è: finisce così anche il concerto di Ligabue, con le grandi pale in cima al palco che continuano a girare.
GIUSEPPE CADEDDU

24/07/2008