Libri antichi e rari alla biblioteca comunale fino al 16
La verità sui Quattro Mori: la benda era sulla fronte
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CAGLIARI. Quanti nutrono ancora qualche dubbio sullo stemma dei quattro mori - benda calata sugli occhi sì-no, teste rivolte verso destra o sinistra - possono risolverlo subito con una visita alla mostra “Calari ex typis”, rassegna di libri antichi della Biblioteca comunale di Studi Sardi, aperta dal 24 aprile al 16 maggio in via Newton 5. Il volume contenente i “Capitols de cort del stament militar de Sardenya” del 1590, sul frontespizio reca la prima attestazione dello stemma e sentenzia: benda sulla fronte e teste rivolte verso destra. Non è che una delle scoperte riservate da un breve viaggio attraverso la stampa cagliaritana dal Cinquecento all’Ottocento. Una mini storia illustrata di quel che fu la tipografia in città dai primi stampatori del secolo XVI sino al 1830, anno in cui per convenzione s’intende conclusa l’era del libro antico. «Da Nicolò Canelles alla Stamperia reale - spiega Dolores Melis, direttrice dell’Archivio storico e della biblioteca generale e di Studi sardi - abbiamo una viva testimonianza dei volumi che raccontano la storia della circolazione del libro e delle idee sotto il dominio spagnolo e poi sabaudo». La mostra, curata da Francesca Casula, vuole far rivivere la storia della biblioteca e dell’archivio storico. Tra i più importanti il Libro Verde (1244-1766), manoscritto membranaceo contenente dai privilegi catalano aragonesi concessi a Cagliari fino ai provvedimenti emessi dai sovrani spagnoli e sabaudi; le costituzioni di Catalogna, 553 pergamene, la Pax stipulata da Eleonora d’Arborea e il re Giovanni I d’Aragona, le carte reali (1358-1828), le Ordinazioni dei Consiglieri (1346-1603) considerate veri e propri “Statuti cagliaritani”, imprescindibile fonte del diritto locale cittadino. La mostra porta nella realtà tipografica cagliaritana di tre-quattro secoli or sono, nel mondo dei caratteri mobili, che ha avuto in Nicolò Canelles il suo campione. Fu questo monsignore, divenuto vescovo di Bosa durante il regno di Filippo II, a stampare nella sua bottega, diretta fino al 1576 da Vincenzo Sambenino e poi da Francesco Guarner, libri di devozione, di teologia, catechismi, e i famosi “Capitols”, con la prima “fotografia” ufficiale dei quattro mori. «Opere - spiega Dolores Melis - che cominciarono a portare la cultura fuori da chiese e monasteri». Oltre al Canelles, la scuola cagliaritana conosce altri maestri-editori: Giovanni Maria Galcerino, Onofrio Martin, Martino Saba, Carlo Timon, Bernard Titard.
Mario Girau