Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sardi non comprano più neanche ai saldi

Fonte: La Nuova Sardegna
24 luglio 2008

GIOVEDÌ, 24 LUGLIO 2008

Pagina 8 - Sardegna

Dopo un picco del 30% dei primi giorni, il mercato si è fermato in tutta l’isola

Abis, segretario della Confesercenti regionale: «Stop alle svendite, prezzi giusti tutto l’anno»


CAGLIARI. Tanta gente in giro per le vie dello shopping, ma poca veramente intenzionata ad approfittare dei prezzi scontati. I commercianti sono preoccupatissimi, e certo non li consola la posizione del segretario regionale della Confesercenti, Carlo Abis: «Ho l’impressione - dice - che sia arrivato il tempo di dire basta a questo tipo di vendite». Che senso ha, è il ragionamento di Abis, parlare di saldi quando già durante tutto l’anno tra vendite promozionali e quant’altro, il cliente riesce a comprare un capo d’abbigliamento a prezzo scontato?
«Mentre prima il 70 per cento del fatturato un commerciante lo faceva lungo tutto l’anno e il 30 per cento grazie ai saldi - osserva il segretario di Confesercenti - ora la situazione si è ribaltata».
Perché dunque stare mesi e mesi con la merce invenduta aspettando le date fatidiche? «E comunque che senso avrebbe se al cliente fedele già oggi il commerciante pratica uno sconto del 10 e anche del 20 per cento indipendentemente dal periodo, forse bisogna rivedere la politica dei prezzi» sottolinea Abis. Detto questo, c’è da ribadire che la categoria è profondamente divisa: accanto a chi abolirebbe i saldi così come sono concepiti oggi, c’è chi li vorrebbe posticipare. Ma cancellare o modificare la data delle svendite di fine stagione non risolverebbe il problema di fondo: l’eccessiva offerta. Nell’isola a dedicarsi al commercio sono in troppi: per avere un’idea basti pensare che in Sardegna c’è un’attività commerciale ogni 62 abitanti, contro i 250 della media europea, e i 150 di quella nazionale. Ma quando l’industria e l’agricoltura vanno male e c’è bisogno di lavoro, aprire bottega per molti sembra un’alternativa.
Cagliari è lo specchio del resto dell’isola: dopo la partenza col botto - in città il primo giorno di saldi i commercianti hanno registrato un incasso superiore anche del 30 per cento rispetto ad analoghi momenti degli altri anni - da qualche giorno a questa parte ad acquistare sono in pochi. I commercianti comunciano a chiedersi se le vendite di fine stagione non siano arrivate al capolinea.
«I primi cinque giorni di saldi siamo riusciti a lavorare mantenendo degli ottimi ritmi - racconta sconsolato Roberto Bolognese, presidente del consorzio dei commercianti Centro storico- ma superata la prima settimana, l’effetto boom è terminato».
Colpa del caro prezzi, dice Bolognese, con la benzina alle stelle, il pane venduto quasi a peso d’oro, la bolletta dell’energia elettrica ormai troppo pesante. Ma colpa soprattutto, è l’opinione del rappresentante dei commercianti che lavorano nel centro storico cittadino, di un certo terrorismo mediatico che toglie alla gente la voglia di spendere. «Chi deve comprare una camicia o un paio di scarpe - aggiunge Bolognese - entra in un negozio con molta prudenza: l’acquisto emozionale non esiste più, e chi compra si sente quasi come se stesse accendendo un mutuo».
Guai a fare notare che forse i listini sono un po’ troppo su, con scarpe che costano anche 300 euro e jeans che superano i 250.
«Questa storia dell’abbigliamento troppo caro - taglia corto Bolognese - ce l’hanno detta un sacco di volte e invece siamo forse l’unico settore che da anni mantiene i prezzi fermi».
Il suggerimento anti-crisi? Posticipare i saldi, dice Bolognese, perché «a Cagliari e comunque in Sardegna, non è possibile che le svendite di fine stagione comincino l’8 luglio».