Il presidente Pietro Cadau spiega le difficoltà dell'azienda. E si difende: abbiamo ereditato questa situazione dai Comuni
Servono 220 milioni per mettere in regola i depuratori
Il presidente Pietro Cadau parla delle difficoltà di Abbanoa: «Abbiamo ereditato le carenze dai Comuni».
Qualche sassolino dalle scarpe se lo vuole togliere Pietro Cadau. Il presidente di Abbanoa, negli ultimi tempi, ha dovuto difendersi dal fuoco incrociato dei sindacati, degli utenti e di qualche primo cittadino. I disservizi e la crisi finanziaria pesano sulle spalle del manager. Che però contrattacca: «I Comuni si lamentano, eppure dimenticano che Abbanoa ha ereditato la rete proprio da loro. E le emergenze c'erano allora così come non sono cambiate adesso». Le perdite idriche superano il 40%, mentre il 60% degli impianti di depurazione (in funzione ce ne sono 357) soffre di carenze strutturali che richiedono investimenti importanti e urgenti. Il timore, oggi, fa leva sui disagi della scorsa estate. Un anno fa a Baja Sardinia, i depuratori non hanno tenuto all'ondata di vacanzieri. Quest'estate invece si teme per la costa sud occidentale: Chia, Pula e Sarroch rischiano di subire interruzioni del servizio. Per questo week-end, Cadau è riuscito a trovare un accordo con il Casic (che in quella zona mette a disposizione le sue condotte) per avere 20 litri al secondo in più rispetto ai 160 normalmente erogati. Ma dai prossimi giorni si naviga a vista: la Saras ha bisogno di molta acqua e se non si riuscirà a siglare una nuova intesa con il Casic, il presidente di Abbanoa dovrà rivolgersi al Prefetto per evitare problemi all'area.
Presidente Cadau, ma quanto costa rendere efficiente la rete?
«Per mettere in regola gli impianti di depurazione sono necessari 220 milioni di euro. Per le emergenze in Gallura, per esempio, ne servono 8».
E queste risorse dove le andate a prendere?
«Dovrebbero essere previste all'interno di un piano industriale. Ma oggi non ci sono le basi per alcun business plan».
Come mai?
«Il piano d'ambito, lo strumento di programmazione regionale per Abbanoa, è scaduto e non è stato rinnovato. Da lì bisognava partire per costruire il nostro piano industriale e quindi per decidere che tipo di servizio erogare, con quali finanziamenti e a quale tariffa vendere. Il piano d'ambito deve essere realizzato dall'Ato, il consorzio intercomunale nato con la legge regionale numero 29 del 1997».
E qual è la situazione dell'Ato?
«È commissariato da due anni. Tra l'altro, l'ultimo commissario si è dimesso».
Insomma, Abbanoa è quasi paralizzata.
«Il problema principale è con gli istituti di credito. Senza un piano industriale, non siamo “bancabili”. In altre parole, abbiamo difficoltà ad accedere ai prestiti».
Quali contromosse state adottando?
«In attesa che la situazione finanziaria si definisca, stiamo lavorando con un pool di banche su un piano diviso in due fasi: prima di tutto va ristrutturato il debito da 130 milioni di euro, che da breve termine dovrà essere trasformato in debito a lungo termine. Poi, ci serve più liquidità per lavorare. Infine, entro il 31 dicembre prossimo, dobbiamo dare in appalto 317 milioni di euro, stanziati nel Por regionale, per una serie di investimenti sui potabilizzatori, i depuratori e le condotte di adduzione».
A quanto ammonta il patrimonio di Abbanoa?
«Secondo il piano d'ambito originario, nato nel 2002 e scaduto nel 2007, Abbanoa avrebbe dovuto ricevere capitali per 103 milioni di euro. Finora, però, ne ha ricevuto solo 19. Quindi, mancano 84 milioni di euro per capitalizzare la società secondo quanto previsto inizialmente».
Avete sollecitato la Regione?
«Sì, abbiamo chiesto un intervento finanziario per poter andare in banca con spalle forti. Speriamo che si arrivi presto a una soluzione».
In questa fase di crisi economica le risorse sono scarse. Ci sono alternative?
«Per noi potrebbe essere utile poter utilizzare anche un fondo di garanzia o una polizza fideiussoria. Purtroppo, la nostra situazione finanziaria sta mettendo in difficoltà le aziende a cui appaltiamo la manutenzione degli impianti. Paghiamo in ritardo, ma nonostante questo i lavori vengono svolti correttamente».
LANFRANCO OLIVIERI
01/08/2010