DEPOSITATO IL PROGETTO
di Vincenzo Sardu
Ealla fine, il divorzio è arrivato. Sulla carta niente di complicato: i benefici di uno stadio nuovo, concepito, costruito e fruibile a immagine e somiglianza del calcio d’oggi, valgono più del fastidio -se tale si può definire- di prendere un’altra strada per andare a vedere la partita del Cagliari. E non ci sono neanche disagi per fare un trasloco momentaneo: si continuerà a frequentare il vecchio Sant’Elia finché la “Karalis Arena” non sarà pronta per il taglio del nastro. Il Cagliari ha depositato il progetto del suo nuovo impianto di gioco (che sarà questo e tanto altro in più) al Comune, ma non a quello del capoluogo regionale. Lo ha fatto, trovando massima disponibilità e ricevendo un “sì” convinto e pieno, a Elmas. A due passi da casa, ma oltre il confine amministrativo comunale. Il divorzio, quindi, è dalla città che dà il nome alla squadra. Un aspetto emotivo (per la società calcistica e per i tifosi), ma che per qualcuno diventa un colossale boomerang. Perché entro due anni, chi ha detto no a qualsiasi genere di iniziativa per realizzare sulle ceneri del Sant’Elia il nuovo stadio, dovrà avere idee e -soprattutto- dovrà trovare i soldi per trasformare il vecchio gigante di cemento in qualcosa di diverso. O anche per evitare che cada a pezzi, cosa da non escludere considerati i costi di semplice manutenzione e gli interventi già necessari. Massimo Cellino saluta e se ne va, portandosi dietro squadra, tifosi, indotto e i soldi che avrebbe messo per buttare giù il Sant’Elia e rifarlo nuovo. La stucchevole querelle, il tira e molla, l’ostracismo politico ma soprattutto burocratico che attraversando giunte e vari lustri ha visto prevalere la coriacea volontà di non volere, e di non decidere: ora c’è la parola fine. Ed era ora. Cagliari (città) per tanto tempo ha convissuto con storiche incompiute, imparerà a convivere con uno stadio di cui nessuno si farà premura. Che non potrà essere utilizzato, se non a costi che sarebbero assurdi e a carico della collettività. Chi ha contribuito a questo esito -fatte salve le eccezioni per opinione, liberamente espresse- ora può essere soddisfatto. Ma chi ha avuto responsabilità istituzionali, dovrà trovare parole adatte per spiegarlo alla gente.