Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Italia Nostra: passo avanti Coimpresa: siamo tranquilli

Fonte: La Nuova Sardegna
29 luglio 2010

Il Consiglio di Stato su Tuvixeddu




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Secondo la Coimpresa, su Tuvixeddu il Consiglio di Stato «non ha bocciato le nostre argomentazioni», afferma l’amministratore Giuseppe Cualbu, ha «solo chiesto ulteriori materiali» alla Regione, all’Avvocatura dello Stato, alla soprintendenza e a Italia Nostra per giustificare l’allargamento del perimetro del parco deciso dalla giunta di Renato Soru. In particolare i giudici di Palazzo Spada, esaminando il ricorso della Regione, hanno domandato una «documentata relazione accompagnata da apposita cartografia ed eventuale corredo fotografico» che serva a spiegare in base a quali «presupposti o sopravvenienze» la giunta regionale abbia indicato l’area del colle punico romano come «caratterizzata da preesistenze con valenza storico-culturale». Per Italia Nostra che si è affiancata alla Regione, «si tratta di un passo avanti importante - sottolinea Maria Paola Morittu, responsabile del settore archeologico e monumentale dell’associazione -: per la prima volta si vuole sapere nei dettagli su quali basi il piano paesaggistico regionale varato dalla giunta Soru abbia inserito Tuvixeddu fra le aree di pregio culturale: atto da cui era derivata la revisione dell’accordo di programma del 2000». L’intesa di dieci anni fa era stata firmata, da Coimpresa, Regione e Comune: per la realizzazione di un parco archeologico naturalistico di venti ettari nella parte alta del colle (dove insiste la necropoli già scavata), e una lottizzazione di quattrocento appartamenti in via Is Maglias (di cui 260 ai piedi di Tuvixeddu) e gli altri a lato di Tuvumannu, più altri uffici e strutture pubbliche. «La necessità di allargare il vincolo e, quindi, il parco - precisa Morittu - nasce dal fatto che quello attuale risale al 1997, antecedente ad altri importanti studi e al ritrovamento di 1.166 nuove tombe». Un punto contestato dalla Coimpresa: «Bisogna chiarire - spiega Cualbu - che nell’accordo di programma del 2000 era stata stanziata una somma per gli scavi: era già prevista in quell’area l’esistenza di nuove sepolture». Molte, però, si trovano fuori dal vincolo diretto... «Ma sono state scavate a sud del colle, dalle parti di Sant’Avendrace, mentre la nostra lottizzazione è a nord, in via Is Maglias. Noi siamo dall’altra parte, lontani anche dal vincolo indiretto dell’area archeologica». Per Morittu, invece, i problemi sono di due ordini. Da un lato c’è quello paesaggistico, «sancito dal Codice Urbani che è del 2004». Dall’altro c’è la questione archeologica: «Il fatto che siano state rinvenute 431 tombe al di fuori del vincolo diretto, seppure nella zona di Sant’Avendrace, vuol dire che questo tipo di sepolture possono esistere anche dall’altra parte. Gli studiosi sono concordi nel dire che tutto il colle era sito funerario». Cualbu, invece, dice che il loro intervento «è di riqualificazione urbanistica. Il fatto che il Consiglio di Stato chieda nuova documentazione, vuol dire che quella presentata è insufficiente. Ma noi siamo tranquilli: sappiamo che non ci sono carte in grado di giustificare l’allargamento del vincolo».