Stasera e domani per “La Notte dei Poeti”
Pagliaro, storico regista del Piccolo di Milano, porta in città “Alcesti mon amour” «Il mio Eracle da avanspettacolo, maschera ghignante e volgare». di Anna Brotzu
Un racconto notturno, direi quasi onirico, per un gioco illusionistico pervaso di sottile ironia »: così il regista Walter Pagliaro (protagonista stasera alle 19 al Ghetto dell'incontro col pubblico, preludio all'inaugurazione di “Màscaras” di Giampietro Orrù con performance di Fueddu e Gestu) descrive le atmosfere della sua Alcesti mon amour, in cartellone domani alle 21.30 al Teatro Civico di Cagliari. «C'è da rabbrividire pensando alla modernità e pregnanza di un testo scritto nel 430 a.C. che descrive l'accostarsi dell'uomo a un passaggio inevitabile della vita, la morte» prosegue Pagliaro: «dopo una mise en scène “classica” sono tornato su questa affascinante e strana tragedia di Euripide, su una donna che si sacrifica per salvare la vita del marito, per scandagliare le ragioni profonde di quel gesto».
LA PIÈCE interpretata da Micaela Esdra con Luigi Ottoni, Maria Locchi, Diego Florio e Ilario Greco, incastonata ne “La notte dei poeti” del Cedac, rispetta la struttura del dramma antico: «La storia si sviluppa attraverso il conflitto tra due personaggi, un uomo e una donna, con dialoghi serrati – sembrano pagine di Strindberg – un agone in cui i coniugi affrontano gli aspetti problematici della quotidianità ». Quasi una commedia ,“nera",con tanto di happy end: << Un lieto fine paradossale, visto che proprio col ritorno di Alcesti dall'Ade, tra molti interrogativi – chi è davvero quella donna velata? perché non parla? - il re Admeto comincia finalmente ad abituarsi, ad assuefarsi all'idea della propria fine: è un problema del nostro tempo, in cui la morte come la malattia viene nascosta, negata fino all'ultimo per poi esplodere in tragedia». Invece Euripide mette Thanatos sul palco: «Nel prologo Apollo cerca inutilmente di persuadere il messaggero dell'aldilà a rinunciare alla sua preda, e qui affiorano quei tratti di volgarità che emergeranno prepotentemente in Eracle». L'ospite inatteso: «In quella casa in lutto, mentre Admeto dice addio alla sposa (con obbligo di imperitura fedeltà) annuncia la fine dell'allegria, irrompe con tutta la sua vitalità dionisiaca il semidio - che secondo il meccanismo originale per due soli attori, cui ci siamo attenuti, è proprio l'interprete che ha appena smesso i panni d'Alcesti – qui trasformato in istrione degradato, un cialtrone da avanspettacolo, maschera ghignante, volgare e grossier». Viaggio alle sorgenti del mito dunque: «È l'eterno dilemma tra Apollo e Dioniso, l'abbandono alla carnalità contro l'astrazione, che rende così seducente il lato oscuro: Eracle è l'alter ego di Admeto, ne mette alla prova rigore e sincerità e con il coro, coscienza critica della polis, insinua il dubbio fatale che Alcesti sia morta invano». Biglietti: da 13 a 15 euro. Info: 070/6777660. ¦