«Bisogna ascoltare il battito del proprio cuore. Il cuore dice tutto. Non la testa...». Sembra quasi di leggere il forte incipit di un manifesto neoromantico, invece è l’esortazione di un teatrante che possiede una straordinaria capacità di guardare oltre. Di leggere cioè, al di là delle parole scritte di un testo, catturando i fili nascosti di un sentimento, una passione. Dote rara, quasi unica, nel saper cogliere in un solo momento la caducità del tempo che passa, la storia con i suoi echi lontani, il presente con i drammi quotidiani e il futuro avvolto nelle nebbie. Traducendo poi, il tutto, in allestimenti dove il teatro diventa un’esaltante esperienza di ascolto, immersione totale dentro una lunga emozione. Eimuntas Nekrosius, il più grande regista contemporaneo lituano è anche uno dei maggiori protagonisti delle scene del nostro tempo. Amato e conteso, rispettato e studiato come uno dei maggiori artisti viventi, da oggi, nella prima assoluta della coproduzione tra il Lirico di Cagliari e il Bolshoi di Mosca (dove l’opera sarà rappresentata il prossimo autunno) «La leggenda della città invisibile di Kitez e della fanciulla Fevronija» di Niklolaj Rimskij-Korsakov è anche l’autore principe della sua messa in scena. Ma questa regia, come accade nei suoi lavori più celebrati - dai testi di Cechov («Le tre sorelle») e Puskin («Mozart e Salieri», «Don Giovanni», «Peste») alle tragedie del geniale drammaturgo inglese William Shakespeare, opere che gli hanno valso premi e riconoscimenti in tutto il mondo come, in Italia, il prestigioso Premio Ubu nel 1997 per il miglior spettacolo straniero rappresentato nel Paese - è sempre qualcosa in più. È il risultato ultimo di una creazione che è opera certosina, quasi di bottega artigiana con i fedeli collaboratori al suo fianco. Che sono poi la moglie Nadezda Gultiajeva che cura con geniale inventiva i costumi e il figlio Marius responsabile assieme a lui delle scene. Allestimenti nati nel cuore prima che nella testa come afferma Nekrosius, uomo povero di parole ma come i grandi artisti in grado di sintetizzare per immagini grandi concetti. Allo stesso modo dei suoi spettacoli, grandi tableaux dove la sua arte dipinge il dramma, colora e fa respirare la vita. Le sue scene sono di tale impatto pittorico che gli oggetti, scelti con cura selettiva, sembrano sculture in grado di riempire lo spazio in modo metaforico. Teatro cioè da vedere e da sentire. Ancora Nekrosius spiega: «Siamo abituati a un’idea letteraria del teatro dove questo è una cosa che si ascolta e non si mostra. Ma la natura del teatro è di essere visto». Ecco, è da qui che questo regista parte per svelare verità, seminare dubbi, colpire l’immaginario. Arte assai congeniale al melodramma, dove la recitazione dell’attore e la sapienza scenografica si incrociano con la musica (il regista ha già allestito altre opere. Dal «Macbeth» di Verdi al «Boris Godunov» di Mussorgskij). Ma è la sua capacità unica nel saper descrivere universi interi utilizzando elementi primordiali, la sua vera forza. Come ha mostrato nella grandiosa trilogia dedicata al sommo William Shakespeare. Allestimenti da mozzare il fiato. Da «Otello» a «Macbeth» sino allo strepitoso «Amleto». Qui è il fuoco e il ghiaccio, in «Macbeth» sono i sassi e le pietre mentre la liquidità dell’acqua è al centro di «Otello» dramma della separazione e della gelosia. Tre grandi, imponenti tragedie rilette da questo artista nato cinquantadue anni fa a Raisenai e diplomatosi al celebre Istituto dell’Arte teatrale Lunacarskij di Mosca, come partiture di un’unica incredibile trilogia cucita da un fil rouge visionario e possente. Frutto di un lavoro dove l’artista ha operato per continua sottrazione fino a far emergere il senso del tragico in tutto il suo splendore drammaturgico. È così che Eimuntas Nekrosius cuce e rifinisce il suo teatro. Una scena dove tutti gli spettatori possono rispecchiarsi, rileggendo il dolore e la gioia nel profondo dei propri cuori. E, ripercorrere la storia alla luce delle cento storie, per ritrovare all’improvviso persino una parte di ricordi personali che sembrava azzerata, cancellata dal tempo. O soltanto dimenticata per scelta o per esorcismo. Ma che, tuffandosi dentro le visioni di Nekrosius, riemerge. Viene allo scoperto come fosse un nervo sensibile che fa sobbalzare il muscolo del nostro cuore.