Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Con gli archi i flauti e i violini noi giovani di Sant’Elia cerchiamo la via del riscatto»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 luglio 2010



Cagliari: nel 2008 i primi passi, oggi sessanta orchestrali dagli otto ai sedici anni partecipano a un progetto europeo



Il metodo ricalca quello sperimentato nelle favelas

Il metodo musicale sudamericano è sbarcato a Sant’Elia, quartiere fronte mare con ottomila abitanti nella zona dello stadio di Cagliari. Studiano e ascoltano Bach e Beethoven, Puccini e Vivaldi. Perché - dice un’insegnante, Carla Masala, madre di tre bambini - si vuol “vivere una vita normale, pulita, senza privilegi ma anche senza umiliazioni”. La parola che le piace di più? “Un avverbio, insieme”. Quelle che le piace di meno? “ghetto”. L’esempio dell’insieme, della comunità, viene dal Venezuela, progetto “El sistema” dell’economista musicista Josè Antonio Abreu. Che tra Caracas e Maracaibio sa qual è il malessere e lo tocca con mano. E vuole “servirsi della cultura per il riscatto e la crescita di società fragili, disagiate”. Progetto ambizioso racchiuso in due verbi “Tocar y luchar”, cioè “Suonare e lottare”. Perché - dice Abreu - “le arti permettono alle persone, a tutte le persone, anche nelle favelas, di integrarsi con successo nella società. Occorre metodo. E costanza”.
A Sant’Elia, come fosse un miracolo, in aule un po’ malandate della vecchia scuola media, vedete e sentite suonare ragazze e ragazzi. È un’orchestra giovanile - dagli otto ai sedici anni - in piena regola, corde e archi di viola, violino e violoncello, fagotti e oboe, clarinetti e flauti, trombe e contrabbassi, spartiti e leggii.

Le percussioni? Ci pensano Gianrico Corpino, Davide Busonera, Riccardo Lampis e Marco Galici. Alberto Pinna, 15 anni, secondo anno dell’Istituto chimico agrario, suona il fagotto, è un modello Lucien Bs-500: “Amo la musica sinfonica da bambino, la sentivo alla radio e oggi non mi sembra vero poter eseguire pezzi classici. Qui sono felice”. Elisabetta Pinna ha 13 anni: “Suono il violino, è bello esercitarsi, stare insieme, vivere con le note di Bach e Mozart”. La musica favorisce l’integrazione e l’interazione. Ci sono due belle sorelline filippine, Rosanna e Camilla Lemos, ormai sarde doc. Vengono da Pitz’e serra di Quartu Sant’Elena: “Le ore più belle della giornata sono queste, quando suoniamo. Speriamo di crescere”. La più piccola del gruppo è Alessia Ruggiu, 8 anni, di Decimoputzu: “Il violino? È il mio miglior amico”.
Un progetto che va avanti da due anni. Lo ha firmato il direttore dell’orchestra di Sant’Elia, Enrico di Maira, triestino di nascita, 51 anni, diplomato in pianoforte a Milano, alunno di Bruno Bettinelli e Nicolò Castiglioni, dal 1984 a Cagliari dove insegna al Conservatorio e dirige il coro di voci bianche di via Sant’Alenixedda. Illustra il progetto, il metodo Abreu ha già coinvolto ventisei Paesi nel mondo.
Non solo lotta contro le fragilità, ma anche voglia di crescita culturale, amore per l’arte. Di Maira è convincente. Dicono sì il Teatro lirico, il conservatorio di musica, il Comune e la Provincia di Cagliari. Consenso dalla parrocchia, dalla Caritas. Sostenitori esterni diversi professionisti, piloti in pensione, sociologi.
Cagliari si inserisce in progetti di respiro europeo.

A dicembre 2008 viene allestito uno spettacolo ispirato al “Romeo e Giuletta”. I bambini italiani si confrontano all’Opera di Parigi con coetanei francesi, olandesi e ungheresi. Un successo. Parte il progetto Sant’Elia. Sessanta orchestrali. Il 35 per cento giovani della borgata. Maria Bonaria Loi ha 16 anni, terzo anno del Tecnico femminile “Grazia Deledda”, anche lei ama il violino, “lo suono da tre anni, è il mio miglior amico, piace anche a mio padre che la fa l’operaio, quando rientra dal lavoro mi chiede di suonargli qualcosa. Ieri gli ho fatto sentire un pezzo di Boccherini. Era contento”.
Prova d’orchestra. Archi da una parte, fiati da un’altra, Monica Orofino segue un gruppo di violini, il maestro Davide Marra sta cercando di sbrogliare i crini dell’archetto di Veronica Spiga. Si comincia con Bach, il Minuetto. Il direttore dà gli ordini. “I clarinetti fanno una nota di accompagnamento, il fagotto il sostegno, i flauti la melodia. Un, due, tre”. Bach a Sant’Elia. Emozioni. Si avanti così per tre ore. Il gruppo cresce.
Sant’Elia non è solo Bach e Beethoven, Verdi e Puccini. A pochi metri dalla sala-prove, in cucina, un gruppo di mamme volontarie prepara un megapranzo per gli atleti di un torneo internazionale di calcetto con ragazzi spagnoli, pugliesi, rumeni e di alcuni Paesi africani. Tra spaghetti, fettine, insalate, frutta fresca si muovono Laura e Adriana, Emanuela sta per diventare mamma, Angela che di figli ne ha quattro e di nipoti sei frigge patate, Mariolina e Patrizia sistemano il frigorifero. “Quando vediamo tanti giovani stare insieme e sorridere siamo felici”, dice Angela. “I nostri figli hanno bisogno di occasioni civili di incontro, non vanno lasciati in ozio”, aggiunge Carla.

È bello passeggiare tra le case popolari sulla collina che guarda i monti di Pula e Capoterra. C’è ordine, prove di decoro. Qui vivono 2300 nuclei familiari. Al Caffè del Borgo, sotto un gazebo, Rino il pescivendolo, Matteo vigile del fuoco, Toni operaio all’aeroporto di Elmas e Ivan “buttafuori” al Lido giocano a carte. “In questo quartiere noi stiamo bene e da qui non andremo mai via. Ora vogliono venirci i ricchi di Cagliari ma possono starsene comodi a casa loro, questo è il nostro villaggio e guai a chi ce lo tocca”. Passa un pullman del Ctm, è tutto colorato con i colori dell’orchestra giovanile. È quello il pullman che porta qui i musicisti in erba.

Al Lazzaretto fervono le attività di sempre: mostre, presentazioni di libri, dibattiti su temi politici e sociali. Da qui escono una decina di buste paga, leader del gruppo è Morgan Cera. Nella sede dell’Associazione cattolica (fondata da don Giuseppe Aramu) stanno preparando le manifestazioni per la festa patronale del 17-18 luglio, i soci sono sessanta guidati da un pescatore simpatico, Giovanni Melis, attorniato dai dirigenti (Tiziano Ruggiu, Piero Masala, Luigi Murru e Alessandro Manunza). La parrocchia - parroco don Marco Lai, 54 anni, originario di Ballao, leader della Caritas diocesana - è un efficiente centro di aggregazione. L’oratorio giovanile coinvolge tra sei e settecento ragazzi, la Polisportiva ha una scuola calcio frequentata da duecento giovani. Parrocchia e volontariato autonomo. Davanti allo stadio del Cagliari c’è la sede del “Progetto Sant’Elia” (superamento di diffusi disagi tra i quali speculano spesso gruppi politici). È attivo il centro anziani di via Schiavazzi, per i più vecchi c’è anche l’Istituto Mercedario che ospita circa settanta persone.

Tutto fiori? Non scherziamo. I disagi, la fragilità economica è tra le case, si sente nell’aria, negli sguardi della gente, nella cronaca. Ma nel giorno in cui l’orchestra giovanile chiude le prove prima delle ferie estive c’è ottimismo e fiducia. Anche fra le mamme volontarie. Anche fra i pescatori. Anche fra chi gioca a carte al Caffè del Borgo. Il maestro Di Maira si affida a una frase classica di 700 anni prima di Cristo, del cinese Kuan Tsen: “Se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano. Se valgono cent’anni istruisci le persone”. È lo stesso filosofo del pesce regalato per sfamarsi un giorno e della canna da pescare per vivere sempre. A Sant’Elia questa massima classica di grano e pesci funziona. Ed è rafforzata dalla musica. Anche iniziando dal Minuetto di Johann Sebastian Bach. Sperando che l’attesa di una svolta non duri un secolo. Dice don Lai: “Dobbiamo puntare molto sulle risorse umane. L’orchestra ha autoresponsabilizzato molti ragazzi”. Il maestro Di Maira: “Abbiamo bisogno di tante cose, di strumenti. Si accettano doni”.