Certe volte, certi concerti, li fa la gente. E non vuol dire che il cantante sul palco non valga: tutto il contrario: stasera, poi, c'è Gloria Gaynor - una bella signora americana di sessant'anni e passa con i fianchi rotondi e la voce nera che, a metà dei Settanta, cantava la disco music allo Studio 54 di Andy Warhol, Truman Capote, Bianca Jagger.
Definizione: sottogenere del funk, a sua volta derivato dall'r&b, la disco è quella musica nata in America, alla fine degli anni Sessanta, con il fine esplicito di essere ballata, più che di essere ascoltata. Una rivoluzione per voce, chitarra, basso, batteria. Sintetizzatore. Piano elettrico. Drum machine.
E stasera all'Anfiteatro Romano c'è tutto questo. Di più: c'è il pubblico. Ecco perché vi dicevamo che certe volte, certi concerti, li fa gente. Cantando. Ballando. Le mani al cielo. I piedi a battere forte il ritmo di questa musica che «ha la capacità di dare speranza, coraggio, forza a tutti quelli che la ascoltano», dice Gloria Gaynor. E c'è da crederle, lei che è sopravvissuta agli Ottanta e ai Novanta e a una canzone, quella I Will Survive da trenta milioni di dischi, che avrebbe ammazzato chiunque. E invece Gloria Gaynor è ancora qua, e ha la stessa grinta - forse non la stessa resistenza fisica, ma a quella si sopperisce con una buona band che sa entrare sul pezzo al momento giusto. «Servono muscoli, carattere, istinto, riflessi per resistere alla gloria di una canzone»: Gloria Gaynor li tira fuori per un'ora e mezzo, cercando di trasfomare l'arena antica in un dancefloor di quelli che non ci sono più, con le palle ricoperte di specchietti luccicanti e i divani di velluto nero. Le rose sui tavolini di cristallo. Quelle rose che, ieri sera, sono state regalate una a ogni donna dell'Anfiteatro. Nel '78, I Will Survive era per loro. Oggi, è per chiunque la voglia ballare.
FRANCESCA FIGUS
(Ad aprire il concerto sono stati i Sun Flowers Quartet. Bravi. Ma prima della disco, il loro rarefatto jazz di impressioni e gorgheggi, non c'entrava niente)
02/07/2010