Il Comune annuncia lo stanziamento di 250 mila euro per le indagini geologiche
I residenti: «Da 35 anni andiamo avanti in questo modo»
La terra continua a muoversi in via Marengo, mentre il Comune annuncia nuove indagini.
Fine mattinata in via Marengo, a due passi da piazza d'Armi. Le poche auto in transito entrano ed escono dal recinto della facoltà di Ingegneria. Andare oltre non si può: ci sono reti metalliche, transenne e cartelli di divieto. È così da quando un'auto è sprofondata in un cratere apertosi in mezzo alla strada. Due studenti escono da un palazzo, superano una recinzione attraversando un varco pedonale, passano accanto a un muro segnato da alcune crepe ed entrano in un negozio di alimentari. Accanto all'ingresso, una serie di vetrini cementati sul muro: sono lì per monitorare i cedimenti del terreno. Più avanti, lo spazio vuoto tra due case: è il segno lasciato da una palazzina che è stata demolita; girato l'angolo, una fila di edifici decrepiti coi portoni sbarrati.
LA TERRA SI MUOVE Ci si abitua a tutto, e questa cartolina di una Cagliari che ricorda gli anni della guerra non sembra suscitare eccessivi clamori. Dopo ogni frana importante, arrivano i vigili del fuoco, i tecnici del Comune e di Abbanoa, gli operai e gli ingegneri. La rete idrica viene riparata, viene steso un nuovo strato d'asfalto. E ci si illude che la vita possa continuare come prima. Ma non può essere così. Sotto la pubblica strada, sotto le case, la terra si muove. «Da 35 anni andiamo avanti in questo modo: ora una frana, ora una voragine, ne abbiamo contate già una trentina e altrettante famiglie hanno dovuto sgomberare la loro casa. Non chiediamo la luna, vogliamo solo vivere senza la paura». Patrizia Tramaloni è l'anima del Comitato di quartiere piazza d'Armi; ha la casa in via Goito, nell'epicentro di questo sisma urbano, e convive con le stesse angosce degli altri duecento residenti che si sono mobilitati per chiedere, in primo luogo al Comune, un intervento risolutore che consenta di stabilizzare il terreno su cui è sorto il quartiere.
«Due mesi fa ci siamo incontrati per la seconda volta con gli amministratori comunali», prosegue, «ma in tutto questo tempo non è successo niente: Non ci sono somme in bilancio né è stato dichiarato lo stato di calamità. Già dall'agosto del 2008, quando la frana ha ingoiato un'auto in via Peschiera, c'erano le condizioni per ricorrere allo stato di emergenza e si sarebbe potuta attivare la richiesta di somme straordinarie. Noi non stiamo chiedendo i soldi per ricostruire le case, vogliamo che il Comune metta in sicurezza le strade perché queste frane sono provocate dall'acqua fuoriuscita dalle perdite idriche che crea i vuoti in corrispondenza delle fondamenta. Se non si risolve questo problema, i privati non possono mettere in sicurezza le loro case. Per mettere a posto le cose servono milioni di euro e, senza l'attivazione di risorse straordinarie si possono spendere solo parole».
IL COMUNE Le parole del Comune sono quelle pronunciate dall'assessore ai Lavori pubblici Raffaele Lorrai che, incontrando gli abitanti del quartiere, ha annunciato lo stanziamento di 250 mila euro per estendere a tutte le aree pubbliche del quartiere le indagini geologiche già avviate. «I dati finora raccolti», ha affermato, «ci hanno permesso di accertare che, sotto il piano stradale ci sono spessori di terreno di riporto non compattato profondi fino a 35 metri. In questa situazione, ogni grosso evento meteorologico può influire in maniera importante sulla stabilità del sottosuolo; siamo ben coscienti di tutto questo e posso garantire che interverremo col massimo della celerità possibile nelle aree di pertinenza pubblica. Vorrei ricordare però che, nelle aree private, sono i proprietari che devono farsi carico delle opere di messa in sicurezza».
Concetto, quest'ultimo, ribadito dall'assessore alla Pianificazione dei servizi, Giovanni Giagoni, il quale ha affermato che, «se il Comune destinasse investimenti per mettere in sicurezza le case, interverrebbe la Corte dei Conti. Inoltre», ha aggiunto, «non dobbiamo dimenticare che le competenze sul sottosuolo sono della Regione».
ANGELO PANI
(Continua)
02/07/2010