Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Veloso-Bollani, che samba

Fonte: La Nuova Sardegna
17 luglio 2008

GIOVEDÌ, 17 LUGLIO 2008
Pagina 44 - Inserto Estate
All’anfiteatro una notte di grande musica, quasi tre ore di live ad alto livello

Un indimenticabile incontro nel segno del sound carioca
Il cantante brasiliano ha proposto un intenso set umplugged

CAGLIARI. Attenti a quei due. Stefano Bollani, pianista con il dono della teatralità, Caetano Veloso, re del tropicalismo. Apparentemente lontani, addirittura agli antipodi. Aria di eterno ragazzone, sempre con il sorriso sulle labbra, la voglia di giocare e scherzare, ultra casual nell’abbigliamento, capigliatura lunga riccia, quasi da rasta, l’uno, sportivo ed elegante con classe e aria da gentleman inglese in vacanza l’altro. Entrambi, a modo loro, dei grandi eclettici. Musicisti raffinati con il gusto della citazione, onnivori eppure assolutamente originali. Stefano Bollani è pianista di talento, incline alla cantabilità e ai colpi di scena, capace di spiazzare insomma.
Se è in forma è capace di suonare per ore senza fermarsi, perchè si diverte da matti. Veloso, anche lui ha attraversato i generi, dal rock al jazz per modellare la samba e la bossa nova conquistando i palcoscenici di tutto il mondo. Tratto comune: un sottile pizzico di sotterranea e salutare follia creativa. L’altra sera all’anfiteatro romano, nell’ultimo appuntamento curato in tandem da Jazz in Sardegna e Rocce Rosse Blues hanno fatto vibrare i cuori dei tremila e più in una notte di grande musica, unico appuntamento nazionale assieme a quello di Perugia ad Umbria jazz. Una notte dipinta in giallo e verde per un incantevole omaggio carioca. «Carioca» come il disco appena pubblicato da Stefano Bollani nella collana curata dall’«Espresso» che il pianista ha presentato in apertura di una serata che ha sfiorato le tre ore di live.
E già il repertorio proposto di per sè è stato una grande sorpresa, fatto di canzoni brasiliane bellissime quanto semisconosciute (un piccolo sogno coltivato in silenzio realizzato di recente con la registrazione in Brasile con musicisti del luogo) che il pianista ha trasformato reinterpretandole in chiave jazzistica.
Ad ascoltare si ha una immediata e gradevole sensazione: quella di scoprire un inedito Bollani, improvvisamente cresciuto di tre spanne alte così. Suona, eccome suona. Fa scorrere velocemente le dita sulla tastiera senza mai gigioneggiare. Inpeccabile classe, tocco leggero e musica fluente. Il piano diventa voce per cantare melodie appassionate scritte da giganti come Ismael Silva, Pixiguinha, Monica Salmaso e soprattutto Chico Buarque del quale ha proposto una morbidissima e seducente «Samba e amor». Parentesi aperta. Sul palco con lui un fantastico ottetto per tre quarti “brasilero” di musicisti da brivido: dal chitarrista Marco Pereira al contrabbassista Jorge Helder, Armando Marcal alle percussioni, Jurim Moreira alla batteria, Ze Noguiera, sopranista, Nico Gori, clarinetto e soprattutto uno straripante Mirko Guerrini al sassofono.
Veloso, a ruota, chitarra e voce da brivido ricama per un’ora in solitario un viaggio dentro il suo universo costellato da stelle di prima grandezza tratte dal suo sterminato songbook: da «Minha voz, minha vida» a una strepitosa «Terra» con omaggi dovuti. Da «La mer» di Trenet a «Faixa de Cetim» di Barroso, a una avvolgente «Cucurrucucu Paloma» di Mendez. E poi l’incontro con Bollani. Prima con «Meu bem meu mal» che Veloso raramente esegue dal vivo e poi l’italiana «Come prima» diventata un gioiello nell’interpretazione del cantante brasiliano. Infine l’apoteosi con tutta la band, pubblico in piedi ad applaudire in «Trilhos urbanos» e la superlativa «Da notte na cama».
(walter porcedda)