Il caso. Cacip e Demanio Marittimo si contendono aree potenzialmente edificabili
Battaglia dura per la proprietà di 21 ettari davanti al mare
Una battaglia importante si gioca all'ombra di alcune aree che si affacciano sul mare.
C'è una battaglia importante che si gioca all'ombra di alcune aree che si affacciano sul mare di Giorgino. Circa 21 ettari oggi destinati a servizi che fra tre mesi potrebbero diventare potenzialmente edificabili. Potrebbe accadere se passasse la delimitazione dei confini del pubblico demanio marittimo stabilita mercoledì dall'apposita commissione. Il Demanio, in sostanza, acquisirebbe terreni del Cacip - che li ritiene di sua proprietà - e di alcuni privati, che li hanno acquistati dal consorzio industriale. Quei terreni rientrerebbero nei confini del porto, verrebbero governati dall'Autorità portuale e per il loro utilizzo ci si dovrebbe attenere non più al Piano regolatore del Cacip - che lì ha previsto la realizzazione del Centro servizi del Consorzio - ma dal suo Piano regolatore e in parte dal Piano urbanistico comunale, che lì prevede anche edifici e riqualificazioni. Sulle quali, nel 2007, si sono esercitati studi ingegneristici e di architetti che hanno partecipato al concorso di idee Costeras, bandito dalla Regione.
Per questo si profilano battaglie legali, preannunciate al termine dell'infuocata riunione di mercoledì al termine della quale sono volate accuse di brogli e falsi.
LA VICENDA Eppure la partita sembrava chiusa cinque anni fa, il 18 aprile del 2005, quando la commissione chiuse i lavori della quarta delimitazione delle aree e stabilì la non demaniabilità dei terreni del Cacip.
Ma allora perché tutto è stato rimesso in discussione? La ragione è semplice: considerata l'imminente entrata in vigore del Piano regolatore portuale, l'Authority ha chiesto la chiara individuazione delle aree demaniali del Porto canale. E l'ha chiesta sulla base del fatto che il progetto speciale che diede origine al porto canale stabilì che il Casic potesse espropriare i terreni necessari per realizzare le opere, per i quali ottenne 50 miliardi di lire, ma prevedeva anche che al termine dei lavori le aree demaniali dovessero essere restituite al demanio, compreso ciò che era stato costruito.
IL NODO Il problema è questo: l'Amministrazione marittima ritiene che circa 76 ettari di terreni, in particolare i 21 compresi tra il Villaggio dei pescatori e la ex Edem sarda, fossero demaniali in origine e siano stati espropriati per realizzare il porto canale. Quindi devono essere restituiti. Il Cacip ritiene e dimostra di averli invece espropriati a privati e che dunque siano suoi e non spettino al Demanio. Alcune aree, peraltro, sono state nel frattempo vendute: una a Tiscali, che anni fa in 2,5 ettari ha realizzato la sua sede, altre più recentemente ad aziende che si occupano di attività marittime e di trasporti, che nel frattempo hanno insediato lì le loro attività. Ma ad interessare più di tutte è l'area dell'ex Edem (la fabbrica dove sino a qualche mese fa soggiornavano centinaia di senegalesi), cioé centomila metri cubi di costruito. Ed è attorno a questo edificio e ai terreni che stanno intorno che sembra si sviluppi lo scontro. Un'area strategica, davanti al mare, sulla quale il Cacip con un investimento di 18 milioni vorrebbe realizzare il suo centro servizi (il massimo consentito dal suo piano regolatore) e dove il Piano regolatore del porto prevede, tra le altre, attività direzionali, di servizio alla cantieristica e «riqualificazione edilizia ed urbanistica».
GLI SCONTRI Per questo giovedì mattina, nel corso della riunione della Commissione di delimitazione, è stato scontro duro. Gianni Biggio, numero uno della Fiera, ha mostrato le carte che attestano che uno dei terreni che il demanio vuole acquisire lo ha regolarmente acquistato, Gian Marco Cincotta, dell'omonima agenzia marittima, ha parlato di «un vero e proprio esproprio». Ma la contestazione più decisa è stata quella di Oscar Serci, direttore generale del Cacip: «Il verbale non tiene conto di tutte le precedenti delimitazioni», ha detto e ha aggiunto che «la documentazione esibita per certificare il diritto del Demanio a riprendersi i terreni è un centesimo di quella esistente agli atti. Gli atti che mancano», sostiene Serci, «potrebbero far capire l'illiceità e l'illegittimità della riunione di oggi». Una riunione anomala, secondo Serci, perché tutto era stato deciso cinque anni fa.
Alla seduta, tra gli altri, era presente l'avvocato Benedetto Ballero, proprietario dell'area che comprende la chiesetta di Sant'Efisio, davanti alla quale potrebbe esere realizzato un parco. È stato lui a chiedere una proroga dei tempi di presentazione delle osservazioni contro la nuova delimitazione: ci saranno 90 giorni per contestare o accettare. Ma è chiaro che sarà guerra.
FABIO MANCA
26/06/2010