Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le grandi mostre killer dei musei

Fonte: L'Unione Sarda
17 luglio 2008


La denuncia arriva dall'Anmli Annamaria Montaldo: rischio serio
Le grandi mostre sono i killer dei musei locali. Anche dei più importanti che nulla possono di fronte all'evento mediatico dei "blockbuster". Un esempio? Le mostre "spaccabotteghini" nate per creare un vero business della cultura negli ultimi cinque anni hanno messo in ginocchio il museo di Santa Giulia di Brescia. Nel 2003 aveva sfiorato i centomila visitatori, lo scorso anno ha chiuso con appena 38 mila: in un lustro ha perso metà dei visitatori. Non è un crollo casuale, ma va di pari passo con le mostre-evento organizzate nella città e nei centri vicini dalla ormai celebre soc ietà "Linea d'ombra" specializzata in questo genere di iniziative. Da Monet a Mondrian, da Turner a Gauguin e Van Gogh, tutte le esposizioni hanno monopolizzato i flussi di pubblico. Un fenomeno che non è solo di Brescia e del Nord Italia, ma che negli ultimi dieci anni si è diffuso ovunque. Anche in Sardegna, dove due o tre istituzioni - definite di eccellenza dai programmi della Regione - hanno drenato il grosso dei finanziamenti pubblici (regionali e provinciali) lasciando ai restanti 150 musei locali le briciole per la sopravvivenza. La politica dell'effimero finalizzata alla mercificazioni dei beni culturali rischia di travolgere i musei.
FENOMENO L'allarme parte dall'Anmli, l'associazione nazionale musei locali italiani, di cui attualmente è presidente la cagliaritana Annamaria Montaldo, direttrice dalla storica Galleria comunale dei Giardini pubblici. A conclusione di una ricerca sul fenomeno dei grandi eventi e di un dibattito durato oltre un anno, l'Anmli ha pubblicato un documento condiviso anche dalle altre associazioni che si occupano di istituzioni museali (Icom, la Mei dei musei religiosi e l'Anms dei musei scientifici). «Le grandi mostre finanziate dalle pubbliche amministrazioni e dalle Fondazioni ex bancarie - sottolinea il documento - spesso prive di qualsiasi relazione con la città o con il territorio sono entrate in competizione con le istituzioni museali locali, depotenziandole, mortificando l'attività e anche paralizzandole temporaneamente». In Italia ogni anno vengono allestite più di 1600 mostre: per ogni grande successo vi sono decine di dolorosi fallimenti. Ma a fronte di un'offerta crescente - creata in parte da società specializzate - si riduce la torta dei finanziamenti e soprattutto del pubblico. Lo dimostra una ricerca promossa dall'università Bocconi di Milano: «Il mercato è piccolo e il pubblico, come si desume dai dati sulla frequenza delle visite , è prossimo al raggiungimento di soglie di saturazione quasi fisiologiche. Inoltre il popolo delle mostre ha un budget di risorse e tempo limitato. Nel raggio di 300 km non c'è posto per più di due progetti. Il successo di Mantova e di Brescia viene pagato da Cremona e da Bergamo, quello trevigiano da Trieste e Padova, quello di Firenze da Siena e via elencando. La Sardegna non fa eccezione. «Come accertano le ricerche - rileva la Montaldo .- il frammento di popolazione che frequenta manifestazioni arrtistiche è definito e si limita ad aumentare impercettibilmente di anno in anno. Ne consegue che le mostre tendono inevitabilmente a sottrarre visitatori ai musei».
ASPETTO CULTURALE Il problema non riguarda solo finanziamenti e pubblico, ma investe pesantemente l'aspetto culturale "snaturato" dagli interessi dell'evento-spettacolo. «Non è dimostrato che i privati possano fare meglio delle istituzioni», afferma Annamaria Montaldo a nome dell'Anmli: «È noto che gran parte dei musei stranieri organizza mostre, anche con grande successo di pubblico. Non si capisce per quale ragione ai musei italiani sia negata questa possibilità di crescita a tutto vantaggio di luoghi espositivi autonomi e di operatori occasionali con finalità di lucro. Spesso capita che questi operatori ottengano di oscurare allestimenti permanenti per far spazio a mostre piovute dall'alto. Per i musei le mostre sono un necessario laboratorio di idee ed esperienze, ma a patto che siano legate al museo che le produce o che partecipa alla loro produzione».
PRIVATI Le mostre di massa, secondo l'Anmli, non si autofinanziano mai completamente e richiedono perciò cospicui contributi in denaro da parte degli enti pubblici che spesso superano il 50 per cento del loro costo. A fronte dell'esborso richiesto alla collettività, le scelte e le decisioni sono quasi sempre delegate a pochi (per giunta estranei alla comunità) e l'organizzazione affidata in esterno e "chiavi in mano". Mentre l'investimento sui musei è un beneficio duraturo per le città, come dimostrano i grandi interventi in Germania per rilanciare i musei di Berlino. Nell'anno di presidenza della direttrice cagliaritana l'Anmlim, oltre a denunciare «i pericoli della monocultura dei grandi eventi» ha promosso una serie di iniziative a sostegno dei musei locali. Intanto con una indagine per conoscere le modalità di gestione dei servizi museali così come vengono effettuati nelle varie parti d'Italia e un calendario di giornate di studio «per riflettere sulla storia del museo civico, sulla sua trasformazione e sulla missione che si pone nel contesto attuale». Nel 2009 il ciclo di incontri si concluderà a Cagliari.
CARLO FIGARI

17/07/2008