Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Comincioli «supervisore» del Pdl sardo

Fonte: La Nuova Sardegna
22 giugno 2010

MARTEDÌ, 22 GIUGNO 2010

Pagina 2 - Fatto del giorno
Nomina di Berlusconi mentre era in corso il vertice regionale a favore di Delogu

Nel documento presentato al coordinamento critiche ai dissidenti e ai ribelli, tra le cause della batosta anche i «tagli» nazionali

FILIPPO PERETTI

CAGLIARI. Romano Comincioli è stato nominato «supervisore» del Pdl sardo. Lo ha deciso Silvio Berlusconi ieri pomeriggio ad Arcore mentre a Cagliari era in corso la prima riunione del coordinamento regionale del partito dopo la sconfitta elettorale.
Sul piano formale la nomina di Comincioli non è un commissariamento (il vertice del Pdl sardo resta in carica) ma poco ci manca, perché il senatore e «braccio destro» del Cavaliere è stato incaricato di trovare le soluzioni per il rilancio del partito nell’isola. Vediamo la comunicazione ufficiale che al Pdl sardo sarà formalizzata oggi: «Il presidente Berlusconi ha icontrato il senatore Romano Comincioli, al quale ha chiesto di svolgere il ruolo di supervisore per la situazione sarda e di valutare le possibili soluzioni per il rilancio del partito in Sardegna. Il senatore Comincioli, dopo aver sentito i dirigenti del partito, dovrà proporre al presidente Berlusconi le soluzioni idonee per il rilancio del partito e della sua stessa azione di governo».
Anche se non si tratta di un vero e proprio commissariamento, la decisione di Berlusconi provocherà forti tensioni nel Pdl sardo. Ieri pomeriggio Mariano Delogu ha riunito il coordinamento regionale che, al termine di un dibattito sulle elezioni, ha esaminato una mozione che, tra i punti principali, «respinge qualsiasi iniziativa volta a richiedere il commissariamento degli attuali vertici regionali, ai quali conferma la massima fiducia e un ringraziamento per l’attività sinora svolta».
L’intervento di Berlusconi dopo la pesante sconfitta elettorale in Sardegna era nell’aria. Notizie provenienti da Roma indicavano da qualche giorno che l’orientamento del premier era quello di mettere tutto in discussione. Si era parlato dell’ipotesi di commissariamento, sempre con Comincioli protagonista in prima persona. Ma viste le resistenze di alcuni settori del Pdl sardo, l’idea del commissariamento è stata accantonata proprio per non accentuare gli scontri interni. Toccherà a Comincioli far digerire l’operazione al coordinamento di Delogu e rimettere insieme gli attuali dirigenti con dissidenti e ribelli.
La situazione interna è complessa e coinvolge anche la giunta regionale. Il presidente Ugo Cappellacci (ieri presente al coordinamento), si è ormai convinto della necessità di un rimpasto politico, ma soprattutto dall’esigenza di aggiornare il progetto e di fare gioco di squadra per rilanciare un’azione di governo che nel primo anno non è stata positiva, al di sotto delle aspettative della coalizione.
La situazione è complessa anche per il livello degli scontri nel Pdl. Secondo indiscrezioni, il senatore Beppe Pisanu e il deputato Mauro Pili avrebbero ripreso il dialogo con Romano Comincioli: a unirli la contrarietà alla gestione di Denis Verdini, che nell’isola è il punto di riferimento del vertice regionale (o almeno di una robusta parte, tra cui Claudia Lombardo e Salvatore Cicu). A Pisanu e Pili guarda quasi tutto il gruppo dei consiglieri regionali dissidenti. E negli ultimi tempi si è aggiunto il caso del ribelle Piergiorgio Massidda, che si è candidato per la Provincia di Cagliari contro il candidato ufficiale del partito e della coalizione.
Ieri di dissidenti al coordinamento ce n’erano pochi. Spiccava Ignazio Artizzu, coordinatore provinciale di Cagliari e leader dei finiani sardi. Assenti Pisanu, Pili e Massidda, il dibattito non è stato particolarmente acceso, ma quando è stata presentata la mozione di sostegno all’attuale gruppo dirigente ci sono state altre defezioni.
La mozione è un documento di fiducia alla squadra di Mariano Delogu e di critica per alcune scelte che hanno inciso negativamente sul risultato elettorale, come quelle effettuate «da un senatore e da un deputato» (Massidda e Pili) «di sostenere e dar vita a schieramenti politici nostri avversari».
Tra le cause della sconfitta, secondo la mozione, «l’adozione della finanziaria nazionale in prossimità del voto, con il fardello obbligato di tagli anticrisi; le divisioni e le lacerazioni interne al Pdl emerse a livello nazionale e regionale da molti mesi» (i riferimenti a Fini e Pisanu e dissidenti).