Cagliari
di ANTHONY MURONI
La torta degli appalti sulle opere da realizzare in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia (anche il museo del Betile, che sarebbe dovuto sorgere nel quartiere di Sant'Elia) si spartiva nella struttura della Ferratella, sede del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, presso la quale era stata formata la struttura di missione. Un organismo che aveva il compito di sveltire le procedure di gara, con modalità che (secondo le procure di Firenze, Perugia e Roma) erano finalizzate a favorire sempre gli stessi imprenditori della Capitale.
LA CRICCA Tre i nomi più gettonati: Diego Anemone, Francesco Piscicelli De Vito e Valerio Carducci. E tre i dirigenti statali che, sempre secondo l'accusa, erano i registi del sistema “gelatinoso”: Angelo Balducci, Fabio De Santis e Maria Pia Forleo. Una “cricca” che aveva buttato l'occhio anche sull'appalto da oltre 66 milioni di euro per la costruzione del Betile, nelle carte della presidenza del Consiglio dei ministri definito “Museo mediterraneo e dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea”. Tracce degli appetiti sulla gigantesca opera, fortemente voluta dall'amministrazione Soru e progettata dall'architetto Zaha Hadid, si trovano tra le carte sequestrate nei giorni scorsi dai carabinieri del Ros di Firenze negli uffici della struttura di missione.
LE CARTE SEQUESTRATE Era il 10 maggio del 2008 quando l'organismo presieduto da Angelo Balducci si preparava ad avviare le procedure di aggiudicazione, ipotizzando la conclusione dei lavori per il 31 dicembre 2010. Responsabile del progetto, proprio in quella data, viene nominata Maria Pia Forleo, ora sotto indagine, tra le altre cose, per l'appalto sulla ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze.
L'ELENCO In verità l'elenco delle opere da finanziare con i fondi dei festeggiamenti per l'Unità, con la scritta "Riservatissimo", circolava già dal 17 marzo di quello stesso anno ed è stato ritrovato dalla procura. Il progetto per Cagliari è quello che aveva i maggiori fondi a disposizione (oltre 66 milioni di euro) e dunque quello che, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, faceva più gola alla cricca. Ben distanziati c'erano quelli di Bologna (42 milioni), Napoli (39 milioni), Caserta (33 milioni), Torino (cinque progetti, uno da 30, uno da 24 milioni, uno da 23, uno da 11 e uno da 7), Milano (20 milioni), Canosa (17 milioni), Pescara (15 milioni), Udine (10 milioni), Macerata (8 milioni), Palermo (due progetti, da 7 e 4 milioni) e Reggio Emilia (2 milioni). Tutte opere che non sono mai state realizzate, solo perché il governo non ha messo a disposizione i fondi inizialmente previsti.
LA PERQUISIZIONE I carabinieri del Ros, nel corso di una perquisizione effettuata lo scorso 18 maggio, negli uffici della struttura di missione hanno sequestrato i bandi di gara, tutti uguali, che erano già stati predisposti dai vari responsabili unici dei singoli procedimenti: «I lavori sono finanziati con fondi dell'amministrazione centrale e degli enti locali e dovranno essere realizzati improrogabilmente entro il 2010 - scriveva Balducci - e i bandi saranno immediatamente esecutivi». Una comunicazione che la procura giudica poco credibile, visto che, con l'avvio delle procedure di gara a maggio del 2008, opere così complicate come il museo del Betile non si sarebbero mai potute completare entro la fine del 2010. Plausibile, secondo la tesi accusatoria, che la cricca volesse comunque accontentare qualche imprenditore amico.
Il perché va ricercato alla radice del "sistema gelatinoso" che è sembrato unire i funzionari statali che si occupavano di opere pubbliche e alcuni imprenditori romani.
Rapporti all'insegna dei favori reciproci, con fondi occulti che sarebbero stati accantonati per "oliare" il sistema politico e burocratico centrale. Il sistema, secondo la procura, era sempre lo stesso: alle gare venivano invitate una decina di imprese, ma i vincitori erano sempre i soliti tre: Anemone, Piscicelli o Carducci.
IL DUBBIO Posto che il reato non è stato consumato, causa mancato arrivo dei soldi, ai cagliaritani resta un dubbio sul quale dibattere: meglio che l'assalto della cricca sia stato sventato o c'è ancora nostalgia per un museo che sarebbe diventato fonte di arricchimento per una banda di imprenditori (forse) truffaldini?
16/06/2010