Rassegna Stampa

Il Sardegna

«La Sardegna è la mia Itaca»

Fonte: Il Sardegna
14 giugno 2010

Da domani al Teatro Massimo

Due giornate di teatro, musica e poesia incentrate sul tema dei “Ritorni”. Ospite d'eccezione il filosofo sardo Bodei: «Dopo la maturità sono partito. E la mia patria è diventata il mondo». di Anna Brotzu

La Sardegna è la mia Itaca» dice Remo Bodei, docente di Storia della Filosofia all'Università di Pisa e (dal 1992) Recurrent Visiting Professor all'Ucla di Los Angeles, che martedì alle 19 sarà sotto i riflettori del Teatro Massimo per una conversazione, introdotta da Roberta De Monticelli, su Nostalgia: separazioni e ritorni. Tema cruciale nell'Italia delle “fughe di cervelli”, e che nell'Isola si tinge di una speciale malinconia: «C'è qualcosa di tragico in questo sradicamento, il sentimento dell'esilio, destierro in spagnolo; ma le radici sono degli alberi, noi siamo qualcosa di più complicato e più che macerarci nel rimpianto dovremmo imparare a vivere nel tempo psicologico, che è tridimensionale: memori del passato, vigili nel presente, proiettati nel futuro».

INCASTONATO nella due giorni di versi e prosa, musica e filosofia offerta da “I Ritorni” dello Stabile della Sardegna, che si aprirà domani alle 20.30 tra i brindisi con “Mille anni di poesia” interpretati da Franco Graziosi e “Su ballu 'e is animas” firmato da Veronica Cruciani, per proseguire martedì tra digressioni filosofiche e le “Storie a mare! (Verso l'America)” di Guido De Monticelli, l'appuntamento cagliaritano sarà l'occasione per un Premio del Ritorno conferito a Bodei dal sindacoEmilio Floris. «Il mio è stato un viaggio di andata, per una di quelle situazioni in cui il caso diventa destino. Varcato il Tirreno dopo la maturità la mia patria è diventata il mondo» racconta Bodei: «I ritorni sono sempre più nell'immaginazione, si sogna di poter compiere un giro completo nella vita, come chiudere un cerchio dall'inizio alla fine». L'Italia vista dall'America: cosa pensa dei tagli alla cultura? «È una politica miope e insensata: oggi la maggiore ricchezza è nella conoscenza. Non investendo nella ricerca si spingono i giovani a cercare un futuro altrove, mentre è utile partire, confrontarsi, avendo poi la possibilità di tornare: penso ai Master & Back di Soru. Invece si sta smantellando un sistema scolastico tra i migliori, con un'università sempre più feudale, chiusa al nuovo». Che può fare la filosofia? «Insegnare a interrogarsi e riflettere su temi universali ma con antenne sul presente: oggi si discute di bioetica e incontro tra culture. In un tempo in cui latelevisione travalicando la sua funzione ha scambiato il mondo del reale con l'irreale, occorrerebbe invece un'ecologia della mente, e anche dell'informazione ». Conclude Bodei: «Come la musica e la bellezza, la filosofia “non serve a niente”, ma son proprio le cose “inutili” che ci permettono di vivere la vita più intensamente; immaginiamo l'Occidente senza 2500 anni di filosofia: senza il pensiero critico, saremmo più miserabili ed esposti al gioco dei potenti. E il potere uccide la verità».

In scena
Francesca Falchi è “Etty Hillesum”
Viaggio nei pensieri di Etty Hillesum ne “Il lupo e il cielo spinato”: racconta “La favola nera di Esther H” lo spettacolo di Fueddu e Festu, scritto e interpretato da Francesca Falchi per la regia di Giampietro Orrù, in prima nazionale stasera alle 21 al Civico di Castello. La storia struggente di una conversione interiore in contrasto con la follia nazista rivive nel “flusso di coscienza che precede la sintesi dei diari” che la Hillesum scrisse tra il '41 e il '43, lucida testimonianza nell'Olanda occupata: un denso copione trasfigurato in 4 quadri vibranti di emozioni, proiettati nelle “stanze” di Fabiola Ledda sulle note di Ennio Atzeni. Incastonato nel Progetto de L'Eccezione, “Il lupo e il cielo spinato” sarà preceduto stamattina alle 9.30 dalla tavola rotonda “Etty Hillesum, Un giglio del campo” alla Biblioteca Universitaria di via Università, sulla vita e le riflessioni della giovane scrittrice ebrea morta ad Auschwitz.