Storia. Domani la presentazione dei volumi “L'uomo di Montevecchio” e “Monteponi” di Luciano Ottelli
Paolo Fadda ha ricostruito la biografia del sassarese Giovanni Antonio Sanna, un pioniere dell'industria
Domani alle 18 nella sala conferenze della Camera di commercio nel Largo Carlo Felice verranno presentati i volumi "L'uomo di Montevecchio" di Paolo Fadda e "Monteponi", di Luciano Ottelli, editi da Delfino. Con gli autori intervengono l'assessore comunale alla cultura Giorgio Pellegrini, il presidente della Camera di commercio Giancarlo Deidda e lo storico Marcello Tuveri.
Fu uno dei pochi coraggiosi imprenditori sardi dell'Ottocento capaci di creare una vera fortuna. Anzi, fu l'industriale italiano più ricco dell'epoca. Eppure il nome è poco ricordato, per non dire praticamente sconosciuto. A lui è intitolato il museo archeologico nazionale di Sassari, nato grazie al lascito della sua collezione: 250 reperti che aveva raccolto con passione e che donò alla città natale. Giovanni Antonio Sanna non era però un archeologo, come molti credono, ma un imprenditore che, partito dal niente, realizzò un impero industriale attorno alle miniere di Montevecchio nel Guspinese. Di Sanna, figura eclettica di uomo d'affari, ma anche di politico e intellettuale risorgimentale, massone e liberale, non esisteva una biografia che ne restituisse l'immagine e il ricordo a tutto tondo. Si sapeva poco soprattutto del suo "privato" e delle vicende familiari con gli eredi che cercarono di nasconderne e sminuirne la grandezza.
LA MEMORIA Oggi a rendergli giustizia e a recuperare la memoria arriva in libreria un volume che ricostruisce la biografia e lo inquadra in una cornice degna della sua reale importanza. Autore del libro "L'uomo di Montevecchio" (edito da Carlo Delfino, 239 pagine 40 euro) è Paolo Fadda, lo studioso cagliaritano che da molti anni ha centrato il lavoro di storico attorno alle origini e allo sviluppo dell'imprenditorìa in Sardegna. Già nel 1990 scrisse "Alla ricerca di capitali coraggiosi" dedicato «ai personaggi che la Sardegna industriale ha il dovere di ricordare» e in quel libro anticipò la storia che ora approfondisce nell' "Uomo di Montevecchio".
VITA DA ROMANZO «La sua vita - sottolinea Paolo Fadda - sembra proprio un romanzo d'avventura. Ricca di un alternarsi di vicende fortunate e e di improvvise sventure, di vittorie e di sconfitte, che solo la sua tenace determinazione era riuscita a dominare». Nel libro, che si legge come un romanzo storico, Fadda rileva anche i lati oscuri che ne segnarono le tappe della vita: dalla data di nascita al luogo della morte, a perché giovanissimo fosse andato a cercar fortuna a Marsiglia o come fosse riuscito, senza soldi, a diventare azionista e di fatto proprietario della miniera di Montevecchio.
Giovanni Antonio nasce a Sassari nel 1819, poco più che ventenne si trasferisce a Marsiglia, dove incontra un concittadino fresco di seminario, padre Giovanni Antonio Pischedda. Il dinamico religioso era alla ricerca di soci per una società che doveva fare domanda per una concessione mineraria nella zona tra Guspini e Arbus. Pischedda cominciò nel 1842 a effettuare scavi su indicazioni del padre commerciante che conosceva i luoghi di estrazione del prezioso minerale. Sanna fondò la società Montevecchio (da cui Pischedda presto si allontanò) che aveva ottenuto tre concessioni per un vasto territorio dalle colline ad ovest di Guspini sino al mare di Ingurtosu. Sei chilometri di lunghezza per due di larghezza, un giacimento enorme di piombo e argento che in pochi anni diventò la miniera più importante del regno d'Italia. Nel 1865, grazie a moderni impianti acquistati dal Sanna, dava lavoro a 1100 tra minatori e tecnici.
L'ASCESA A fianco alla sua ascesa imprenditoriale, il dinamico sassarese avviò una serie di attività parallele: dall'acquisto del giornale torinese "Il Diritto" alla fondazione nel 1871 della Banca Agricola Industriale Sarda che raggiunse importanza nazionale, ma che fu coinvolta nel crac delle banche isolane negli anni Ottanta. Amico di intellettuali e politici come il giornalista deputato bittese Giorgio Asproni, si convinse a svolgere un ruolo politico pubblico: di simpatie democratiche e progressiste fu eletto deputato del regno di Sardegna e del neonato Regno d'Italia per tre legislature, dal 1857 al 1865. «Si battè - ricorda Paolo Fadda - in difesa degli interessi isolani e per trovare soluzioni allo sviluppo di una terra povera e sino allora abbandonata».
IL TRADIMENTO Complesse e contrastate le sue vicende familiari, soprattutto i rapporti con le figlie e i generi che - dice Fadda - non furono generosi nei riguardi di colui che seppe creare un impero dal niente. Sposò la spagnola Mariette Llambi da cui ebbe quattro figlie: Ignazia, Amelia, Enedina e Zeli. Fu proprio Ignazia che nel 1914 scrisse un libretto in ricordo del padre, ma più di una scarna biografia, apparve «come un atto d'accusa verso l'ex marito Gianmaria Solinas ed i cognati Guerrazzi, Giordano e Castoldi, i quali ne avrebbero "tradito" la memoria, usurpato e nascosto i meriti».
Non ultimo lo sgarbo per la sepoltura: Sanna, morto a Roma nel 1875, fu tumulato provvisoriamente nel cimitero del Verano in attesa di essere traslato, secondo i suoi desideri, a Sassari. Cosa che avvenne solo cinquant'anni dopo, come sessant'anni trascorsero per aprire il nuovo museo che aveva donato alla città natale.
Paolo Fadda ricostruisce passo passo l'ascesa di questo giovane sardo che con le sue sole forze, spinto da qualcosa di misterioso, riesce a farsi spazio nell'Italia risorgimentale diventando un autentico gigante. «Proprio - afferma Fadda - come un personaggio della saga dei Buddenbrook di Thomas Mann».
CURIOSITÀ Lo studioso cagliaritano ricorda nella prefazione di come sia scattata in lui la scintilla della curiosità per questo sardo anomalo per i tempi e le origini isolane, citando un breve scritto dell'ingegner Dionigi Scano che accennava alle straordinarie perfomance dell'industriale minerario. Lo Scano (zio per parte materna di Paolo Fadda) annotava malinconicamente che «pochi in Sardegna sanno dirvi chi è stato Giovanni Antonio Sanna». «In quegli stessi anni m'inbattei nel pamphlet scritto da Ignazia Sanna. Ecco: queste due prime fortuite circostanze mi spinsero a scoprire chi fosse questo straordinario ma ignorato personaggio che per avergli dedicato un museo a Sassari, per molti poteva essere un illustre archeologo, un nobile cittadino o un generoso filantropo».
Il libro, nato da una personale passione per la storia economica dell'isola, ha preso corpo grazie al fondo documentario che la famiglia Sanna Castoldi (erede del grande Giovanni Antonio) fece avere al professor Ilio Salvadori, uno degli ultimi dirigenti della "Montevecchio" e da questi messo a disposizione del Comune di Arbus perché fosse di pubblica fruibilità. Un prezioso contributo per le conoscenze della sua vita privata e politica arrivano anche dai diari di Giorgio Asproni e dai giornali dell'epoca. Un lavoro imponente, questo di Fadda, che colma una lacuna pesante nella ricerca storiografia dell'Ottocento.
CARLO FIGARI
09/06/2010