Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I mercati civici fermi agli anni ’60 Abbandonati e sempre più in crisi

Fonte: La Nuova Sardegna
31 maggio 2010

Pronto il nuovo regolamento che prevede anche diversi orari di apertura


L’amministrazione dimentica necessità e priorità: e le difficoltà sono evidenti

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Il vecchio regolamento dei mercati civici ha 50 anni e li dimostra. Allora, ad esempio, non esistevano le città mercato, né gli ipermercati. Il mondo del commercio erano le piccole botteghe.
Allora negli anni Sessanta ci si poteva permettere di tenere aperto un esercizio commerciale solo la mattina. Oppure di puntare esclusivamente sugli alimentari. Ma oggi è tutto cambiato.
Aperture domenicali e serali, inserimento nel circuito turistico, centri di costo per ogni struttura e nuovo regolamento in grado di dar vita ai nuovi indirizzi: questi i punti centrali del rilancio dei mercati civici cittadini. Nella commissione comunale alle Attività produttive se ne sta discutendo da un anno, ma la Giunta risponde al rallentatore. «Il primo punto da affrontare - spiega Paolo Casu, Udc, presidente della commissione specifica - per il qui ed ora, è quello del regolamento. I mercati civici di Cagliari sono retti da una normativa che risale a mezzo secolo fa». E così le disfunzioni si sommano e, alla fine, chi ne paga le conseguenze maggiori è sempre il cittadino che si reca in questi mercati alla ricerca di prodotti buoni e locali, e a prezzi contenuti. Ma anche gli operatori sono insoddisfatti in quanto non vengono messi nelle condizioni di operare meglio e con maggior profitto. In città sono cinque i civici: il San Benedetto, il San Bartolomeo per Sant’Elia, quello di via Quirra, l’Is Bingias a Pirri e la struttura delle Scalette di Santa Chiara. Ma solo uno gode di un afflusso continuo, il San Bendetto dove, tra l’altro c’è un mercato del pesce che le guide turistiche includono come luogo da far visitare. Per avere un’idea del ruolo di questo servizio basti dire che è il civico più grande d’Italia e uno dei maggiori d’Europa, e che rappresenta il 50 per cento dell’attività dei mercati cittadini. Recentemente la Giunta ha previsto un finanziamento di un milione per una serie di interventi sul San Benedetto (tramite un emendamento al bilancio di previsione). «Questa struttura e le altre - sottolinea Casu - possono diventare vetrine della cultura gastroalimentare della città e della Sardegna. Non si può e non si deve pensare al turismo senza comprendervi anche questo comparto». All’interno del San Benedetto vi sono 240 operatori, più sessanta all’esterno e l’indotto è tale che, complessivamente, vivono da questo esercizio commerciale circa mille persone.
Nella nuova ipotesi di regolamento è (finalmente) previsto anche il coinvolgimento nella gestione di chi vi lavora. Oggi il Comune incassa da questi esercizi circa due milioni e mezzo di euro all’anno, ma ne spende quattro e mezzo. Il nuovo regolamento, rendendo più funzionale e moderna la gestione, dovrebbe sia fornire un servizio migliore che aiutare a riportare i conti in pareggio.
LA CURIOSITA’

Al San Benedetto un pozzo artesiano non utilizzato


CAGLIARI. Sei mesi fa il Pd presentò un’interrogazione sull’argomento, ma inutilmente. Sotto il mercato di San Benedetto esiste, infatti, da decenni un pozzo artesiano che produce circa ventimila litri d’acqua al giorno. Ma questa viene praticamente buttata perchè «non sono mai state attivate le procedure sanitarie per renderla disponibile», sottolinea Ninni Depau, capo gruppo de Pd in consiglio comunale. «Ma il caso di San Benedetto - continua - è solo un esempio di come strutture così importanti per la città e per il loro ruolo nel commercio, vengano abbandonate dall’amministrazione». Nell’interrogazione viene pure sottolineato come l’attuale immobilismo (ogni mercato è privo di autonomia gestionale) dei mercati civici possa «mettere in discussione il loro stesso futuro».