Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Amo molto il cinema ma è la musica la mia vera passione»

Fonte: La Nuova Sardegna
31 maggio 2010



L’attrice spagnola a Cagliari: «Almodovar? Abbiamo divorziato»

GIANNI OLLA

CAGLIARI. «Io non faccio l’attrice per interpretare me stessa; mi annoierei! Per me è più facile e anche divertente entrare negli altri personaggi, in tutti quelli che ho interpretato nella mia carriera». Una carriera lunga e imponente, quella di Victoria Abril, che si distacca facilmente da ogni tipo di autobiografia per rivendicare il primato della professione.
L’attrice spagnola è a Cagliari per inaugurare il Festival Cine España (da stasera, ore 21, al Teatro Civico di Castello e poi al cinema Odissea) con il suo ultimo film, «Solo quiero caminar» di Agustin Diaz Yanes, un giallo in cui interpreta la parte di una rapinatrice, bissando il personaggio di «Nessun parlerà di noi», dello stesso Diaz Yanes, che gli valse il premio Goya come miglior attrice. Prima della presentazione riceverà un altro premio, alla carriera, «Alma Flamenca», a cui tiene moltissimo vuoi perché è legata a Malaga, sua città d’origine, vuoi per la passione per il ballo (e per il Flamenco in particolare), il settore dello spettacolo in cui si è formata, ma soprattutto perché il riconoscimento è contiguo alla sua ultima passione, la musica. Victoria Abril ha infatti inciso già due album, e ha portato le sue canzoni in giro per il mondo: «Ho cominciato tardi - rivela - cinque anni fa. Ho inciso un disco di «bossa nova», «Il cielo del Brasile», poi ho bissato con un’altra incisione di canzoni romantiche ed oggi sto preparando un terzo disco con una base di musica elettronica. I testi li ho scritti io e si riferiscono quasi tutti ai miei appunti di viaggio che ho iniziato a raccogliere nel 1999».
«Questa nuova esperienza è forse la mia principale realizzazione. Ci sono solo io, come artista e poi la musica e chi mi deve registrare. Non c’è la mediazione dello scenografo, del truccatore, del regista o dello sceneggiatore. Non che il cinema non mi piaccia, ma ci sono saltata sopra come fosse un treno di passaggio; poi è andata bene e certamente non ho intenzione di smettere. Però cantare è un’altra cosa».
La proteiforme identità della Abril si rivela anche nel rifiuto di una definizione geografica e caratteriale: «Sono nata e cresciuta a Malaga; ho vissuto a Madrid per tanti anni, poi a Parigi, dove vivo dal 1985. Ho lavorato negli Usa, in Francia, in Spagna e persino in Italia con Giancarlo Giannini (Ternosecco) e in un film del giapponese Nagisha Oshima, «Max amore mio». Non mi ritrovo nella definizione di attrice spagnola; preferisco definirmi semplicemente attrice, al massimo attrice europea. E dunque non ho mai pensato di essere, sullo schermo, il simbolo della donna spagnola moderna. Ogni personaggio è diverso. Poi certo, nei film si può leggere quello che si vuole. Ma non sono io che mi devo specchiare».
Con questa risposta, la Abril chiude, in qualche modo, anche il capitolo Almodovar, con cui la lavorato in tre film importanti, appunto come icona di una certa ambigua femminilità «desiderante»: «Legami», «Tacchi a spillo», «Kika, un corpo in prestito». «Esperienza fantastica e faticosissima - dice - al di là della lavorazione e dei personaggi. Dopo che i film uscivano sugli schermi, dovevo accompagnare il regista ai festival, agli incontri pubblici, alle presentazioni in giro per il mondo. Era come se fossimo sposati. Per fortuna abbiamo divorziato - aggiunge ironicamente - anche se non dispiacerebbe riprovarci, se mai mi cercherà».
Prima della conclusione, l’attrice fa a tempo a scansare anche l’argomento politico, cioè la crisi che «non riguarda solo Zapatero, ma che semmai ci deve far riflettere su un modello economico sbagliato», ma riesce a fare una bella e ironica battuta - quasi sarda - di fronte alla rivelazione che il ministro Bondi non è andato a Cannes per protesta contro «Draquila» di Sabina Guzzanti, definito offensivo per l’Italia: «Valente!!!!».