Illustrata ieri dall'assessore Edoardo Usai la campagna “Io non me la bevo”
Bevono sempre di più, fuori dai pasti e con l'intenzione di ubriacarsi: in Sardegna, i consumatori di alcolici a rischio, tra gli 11 e i 18 anni, sono il 23,9%, contro una media nazionale - già elevata - del 22,4. Lo rivelano i dati dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di Sanità: per contrastare questo fenomeno, l'assessorato comunale alle Politiche scolastiche ha promosso una campagna di sensibilizzazione nelle scuole elementari e medie, dal titolo “Io non me la bevo”.
L'EMERGENZA «Nell'anno scolastico in corso, oltre duemila ragazzi di 75 classi sono stati coinvolti in incontri e seminari, con psicologi e professionisti della Asl», ha dichiarato l'assessore Edoardo Usai nel corso della manifestazione conclusiva della campagna, ieri all'Hotel Mediterraneo. «Una riflessione sull'utilizzo delle bevande alcoliche è doverosa in quest'età così delicata». Infatti, nella fascia d'età 11-18, ad avere uno stile di consumo dannoso è il 22,4% dei ragazzi e il 13% delle ragazze, e le regioni più colpite sono la Sardegna, il Piemonte e il Trentino Alto Adige. Ma il dato più sconcertante è che i primi bicchieri, e la prima sbronza, arrivano sempre prima: addirittura a 11 anni. Essenziale, quindi, spiegare ai ragazzini i potenziali danni per la loro salute prima di quest'età.
L'ABUSO L'emergenza sociale è grave anche nel resto d'Europa, come ha spiegato il Prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo: «Ogni anno muoiono 195mila persone per eventi collegati all'alcol, e questo dato incide per 125 miliardi di euro, per cure e crisi familiari». Presenti anche le forze dell'ordine, impegnate nella lotta contro gli ubriachi al volante: «Ma il nostro non è un intervento oppressivo», ha chiarito il colonnello Michele Sirimarco, comandante provinciale dei Carabinieri. «Siamo pronti a risolvere un dubbio o a dare una mano nel momento del bisogno».
CATTIVI ESEMPI Tra le categorie più esposte, le ragazze e i frequentatori delle discoteche, dove prende piede la moda del “binge drinking”, ovvero bere al solo scopo di ubriacarsi. Anche la televisione è complice di quest'atteggiamento: secondo un'indagine dell'Osservatorio su fumo, alcol e droga (Ossfad) dell'Istituto superiore di Sanità, è emerso che l'alcol è presente sullo schermo ogni 13 minuti, il doppio della sigaretta. Sbagliato, in ogni caso, demonizzare il vino, che è una risorsa della nostra economia, ma solo l'abuso, come ha ricordato la dirigente dei Servizi al Cittadino Ada Lai: «Fate valere i vostri talenti, innamoratevi della vita e rendete questa città ancora migliore».
FRANCESCO FUGGETTA
27/05/2010