Il libro di Pierpaolo Vargiu
«Negli anni Sessanta il mondo dei bambini era più piccolo. Per riempirlo erano sufficienti la scuola, l'oratorio, le biciclette, il calcio, le figurine Panini e Carosello. Piazza del Carmine era una piazza normale di una città normale. Come mille altre, era il centro perfetto della vita dei bambini. Oggi la piazza c'è ancora, ma non c'è più il chiassoso universo di allora». Con queste parole Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori in consiglio regionale e stampacino doc, ha riassunto il senso del suo primo libro, il cui ricavato andrà al centro d'accoglienza delle Figlie della Carità a Terra Mala.
ANNI '60 Tanti brevi capitoli che fotografano un mondo scomparso, fatto di giochi semplici come le biglie e la cerbottana, dove la bicicletta era il vero status symbol. “Quelli di piazza del Carmine” (216 pagine, Carlo Delfino Editore) è stato presentato ieri alla Passeggiata coperta del Bastione e introdotto da Alberto Cocco, un amico d'infanzia dell'autore. «Nato nel 1957, fortunatamente a Cagliari», come scrive nelle note biografiche, Vargiu ha vissuto in viale Trieste fino all'età di 17 anni. Un racconto ironico sul filo della memoria, che isola il periodo delle scuole elementari (gli anni fra il '62 e il '67), arricchito da fotografie nelle quali tanti coetanei possono ritrovarsi, reso ancor più divertente dall'uso delle espressioni tipiche del dialetto cagliaritano. AMARCORD «Nessuna nostalgia - chiarisce Vargiu - ma solo il desiderio di ricordare e condividere una Cagliari che non c'è più. I bambini della mia generazione avevano meno pressioni, erano più robusti psicologicamente: pochi punti di riferimento, ma solidi». Come il maestro Salis, un'autorità per i bambini, anche perché era uno dei capi della sagra di Sant'Efisio. «Non a caso, nel solito tema che chiedeva “cosa vorresti fare da grande”, le risposte erano sempre tre: il maestro, il vigile urbano e il centravanti della nazionale».
STAMPACE Nelle pagine del libro non mancano lo sport, i personaggi del quartiere e i loro aneddoti. Come l'“incasata”, uno scherzo goliardico ai danni del “soggetto” di turno, che oggi verrebbe chiamato semplicemente nonnismo. «Era considerato un prezzo da pagare per diventare grandi e poi farlo agli altri», racconta Vargiu. «Ora Cagliari ha perso un po' della sua identità».
FRANCESCO FUGGETTA
25/05/2010