arte
Trittico o retablo? La parola agli esperti e studiosi, chiamati da ieri a dibattere intorno all'opera lignea del Cinquecento le cui caratteristiche l'avvicinano a precedenti produzioni della scuola stampacina del Cavaro. Acquisita recentemente dalla Fondazione Crobu, la pala d'altare di chiara provenienza locale è stata presentata ieri nella sala conferenze del Museo del Duomo nel corso di un incontro a cui hanno preso parte Maria Lucia Baire, assessore regionale alla Cultura, Dante Crobu, presidente della Fondazione, Roberto Coroneo, preside della Facoltà di Lettere, Mariella Scano Naitza, ordinario di Storia dell'arte moderna, la ricercatrice Alessandra Pasolini, e gli storici dell'arte Aldo Pillittu, Renata Serra, Lucia Siddi. «Un'opera importante che ritorna a casa», dichiara l'assessore Baire, che poi aggiunge: «Grazie anche all'intervento dei privati, ci troviamo davanti a un evento culturale di una certa rilevanza. Più dibattiti si aprono e maggiori sono le possibilità di costruire e rafforzare la nostra cultura».
L'OPERA Composto da cinque tavole, il manufatto presenta l'immagine del Cristo e quella di quattro Santi: San Giorgio, San Girolamo, San Francesco ritratto nel momento in cui riceve le stimmate, e Sant'Eulalia, patrona di Barcellona. «All'inizio pensavamo si trattasse di una parte di un retablo, ma ora possiamo dire che quasi certamente si tratta di un trittico», afferma Crobu, il cui impegno viene lodato da Roberto Coroneo: «Riportare nell'Isola un dipinto che forse era nella nostra terra, è rilevante su più fronti. È un'opera che ha avuto un ruolo, nota probabilmente anche ai pittori dell'epoca. Un'occasione come questa permette di condividere un patrimonio di conoscenze e metodi che devono diventare comuni». Non tutti, però, sono d'accordo nell'indicare l'opera come trittico, mentre sui natali dell'autore le opinioni convergono. «Molti indizi», precisa la professoressa Scano Naitza, «conducono a ritenere che l'autore possa essere un manierista campano vissuto in Sardegna, al servizio di nobili della Catalogna impiantati nell'Isola». L'opera sarà presto restaurata dallo studio di Maria Albai.
CARLO ARGIOLAS
23/05/2010