Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Bipolarismo sgangherato: faide, veleni e sgambetti È arrivata la resa dei conti

Fonte: La Nuova Sardegna
21 maggio 2010



CAGLIARI. Svuotato, sgangherato. Arrivederci, bipolarismo, almeno per adesso, dopo il voto di maggio si vedrà. Oggi la cronaca parla solo di faide e veleni. Nel centrosinistra è stato lo scontro sulla questione morale a provocare lo strappo tra il Partito Democratico e l’Italia dei valori. All’indomani della condanna in appello per abuso d’ufficio del presidente uscente e ricandidato Graziano Milia del Pd, fra i due è saltato subito il confronto sul codice etico. Fine del dialogo.
È andata peggio sul fronte opposto: qui sono state le troppe correnti del Pdl cagliaritano, almeno tre, a minare l’unità del centrodestra. Neanche fosse questo il boccone più grosso, per le Provinciali si sono accapigliate in campo aperto, non più nei corridoi. Botte e sgambetti a volontà: è finita in battaglia.
Macché tutti amici, macché tutti compagni. Il centrosinistra ha due candidati presidenti: Milia per il Pd più un robusto contorno, mentre Federico Palomba guida un Idv ortodosso. Sono due i canditati presidenti anche per il centrodestra: Giuseppe Farris, assessore comunale di Cagliari, voluto dal Pdl romanocentrico e accettato - o ingoiato? - dagli alleati che nell’isola sono numerosi da sempre, Udc compreso. Poi c’è Piergiorgio Massidda, forzaitaliota della prima ora, fondatore del Pdl, tre legislature alla Camera, due al Senato di cui una in corso, devoto a Berlusconi, ma che al Cavaliere ha detto no quattro volte quando proprio da Massidda pretendeva un passo indietro, per evitare che venisse fuori un Pdl democristianizzato all’eccesso. Alla fine, il ribelle si è fatto appoggiare anche dalla costruenda Lega Nord in Sardegna, dando così un secondo dispiacere al capo. Risultato: questa doppia sfida in una competizione a otto (gli altri sono Irs, Malu Entu, Partito comunista dei lavoratori e Forza Nuova) è il sale sparso sulle ferite del bipolarismo.
Ci sono anche altri veleni. Colpa dalla lunga e intricata campagna elettorale per il comune di Cagliari (nel 2011) col centrodestra già ostaggio di guelfi e ghibellini, orazi e curiazi. Per proseguire con le storiche contraddizioni di un centrosinistra ancora malconcio all’interno del Pd e sempre indeciso sul peso da dare all’alleanza con l’Idv. Per finire, c’è il rischio astensionismo: un incubo. A fine mese, la resa dei conti. (ua)

Palomba: «Pulizia nella politica»

L’etica prima di tutto: «Il rispetto delle regole non deve ammettere deroghe, il gioco sporco di chi vuole l’impunità non può coinvolgere il centrosinistra»


CAGLIARI. L’Italia dei valori è stata ortodossa. Dopo la condanna dell’ex sindaco per abuso d’ufficio, ha detto secca: «Niente di personale, ma Milia non può essere ancora il nostro candidato per la Provincia». Con il Pd è stato muro contro muro fino al divorzio. L’Idv adesso racconta questa verità sullo strappo: «Sono stati loro a rifiutare il nostro codice etico», dice il deputato ed ex governatore Federico Palomba, ora candidato-presidente.
- La questione morale è salva, adesso?
«Per noi sì. La credibilità della politica andava difesa a oltranza, non poteva essere messa ancora in dubbio come purtroppo invece accade molto spesso. Il rispetto rigido delle regole e dell’etica dev’essere un’ossessione. Per tutti. Non solo per l’Idv».
- C’è caso e caso.
«Se cominciano a dire questo sì, questo no, facciamo il gioco sporco di chi addomestica le regole, o peggio ancora si vota le leggi per garantirsi l’impunità. Inammissibile».
- Il caso Milia era tutto questo?
«Non entro nella vicenda giudiziaria e non discuto neanche le sentenze della magistratura. Dico soltanto: niente di personale con il presidente uscente, ma al suo posto mi sarei fermato un giro».
- Perché?
«Era opportuno farlo, al di là di come si sentiva dentro. Dal centrosinistra doveva arrivare un segnale di pulizia morale. Oggi più che mai doveva essere chiara la differenza fra noi e le porcherie commesse dal centrodestra».
- Buoni e cattivi sono da una parte e dall’altra.
«Comunque e dovunque i politici condannati vanno isolati. La gente è esasperata dall’arroganza della casta. Non sopporta più che i cittadini per presentarsi a un concorso pubblico debbano consegnare giustamente il certificato penale immacolato, mentre pochi privilegiati restano al loro posto nonostante le condanne. È assurdo».
- Esiste sempre la presunzione d’innocenza fino alla Cassazione.
«Giusto, ma la questione morale deve prevalere subito, prima della sentenza che sappiamo arriverà molto dopo. Dovrebbe bastare l’aver ricevuto un avviso di garanzia, perché i politici sentano il dovere di dimettersi. Questo è rispetto per i cittadini».
- Elezioni provinciali: il centrosinistra vincerà ancora?
«Stavolta ha ben due candidati e direi che così abbiamo aumentato le chance di vittoria. Votare l’uno o l’altro non fa differenza. L’importante è sconfiggere il centrodestra».
- E se invece il Pdl dovesse vincere per colpa delle divisioni a sinistra?
«A parte che altrove la spaccatura è più profonda, lì si azzannano i gruppi di potere, ho la certezza che la presenza di un candidato presidente dell’Idv riavvicinerà gli elettori ai seggi».
- È alto il rischio astensionismo?
«Va sconfitto dando un segnale forte alla gente disgustata dalla politica degli affari. Noi siamo la speranza».
- Dalla Regione alla Provincia: è un passo indietro?
«Non retrocedi mai se, dove vai, porti la legalità assoluta e ti opponi con determinazione alle infiltrazioni delle mafie economiche, all’inquinamento degli affari nella politica. L’ho fatto in Regione, lo faccio ogni giorno nella commissione giustizia della Camera, lo farò con la stessa passione in Provincia». (ua)


Milia: «Per i prossimi cinque anni»

Presidente uscente, parla delle polemiche sulla questione morale e dice: «Abbiamo restituito ruolo, dignità ed efficienza alla Provincia»


CAGLIARI. La ricandidatura di Graziano Milia era scontata fino a martedì 9 aprile, giorno della sentenza d’appello. Nessuno prima di allora, nel centrosinistra, aveva dubbi: “Cinque anni fa ha sconfitto un senatore, vincerà ancora”. Poi c’è stato il colpo di cannone: da innocente, in primo grado, a colpevole, per un abuso d’ufficio commesso quand’era sindaco di Quartu. Subito dopo è scoppiata la bufera sulla questione morale.
Lui ha resistito (“Sono pulito, ricorro in Cassazione”), il Pd non ha cambiato cavallo, nel suo codice etico l’abuso d’ufficio non è sulla lista nera, sette alleati hanno detto sì, l’Idv no. Oggi Milia è il candidato di una parte della coalizione, quella più numerosa.
- Presidente, ha mai pensato: è stata una sentenza a orologeria?
«No, ho troppo rispetto per la magistratura. Il discorso è un altro: se ho sbagliato ma in coscienza credo di essere nel giusto, è perché ho approvato una delibera in Giunta e non in Consiglio. Detto questo, mi sembra tutto più una questione amministrativa che penale».
- Ma i suoi coimputati erano accusati di truffa e mercato delle licenze false: questo non è grave?
«Certo, ma io solo di quella presunta leggerezza. Tra l’altro siamo di fronte a due sentenze contraddittorie. Deciderà la Cassazione».
- Visto il putiferio che si è scatenato, non era opportuno un passo indietro?
«Rispondo con due esempi. Il primo: nel codice etico della commissione Antimafia, non del partito, l’abuso d’ufficio non è tra i reati che vietano a un cittadino di candidarsi. Secondo: quando un sindaco fu rimosso dal prefetto per abuso d’ufficio, Berlinguer gli inviò una lettera di solidarietà, perché riteneva che fossero questioni da regolare col diritto amministrativo non penale. Anche per questi motivi sono andato avanti».
- Fino allo strappo.
«Il mio nome è stato scelto all’unanimità. Solo l’Idv è rimasto fuori e credo che abbia sbagliato. Soprattutto s’è dimenticato che la gente è stufa di assistere alle liti tra i partiti: ha ben altri problemi».
- C’è fame anche di pulizia e trasparenza.
«Giusto e io sono uno di quelli che le pretende. I corrotti, ribadisco i corrotti, subito fuori».
- Chiuso il codice penale, spazio alla politica: presidente, vada allo specchio.
«In cinque anni, ho realizzato quello a cui più tenevo: restituire credibilità a un ente che dopo il ripascimento del Poetto, era zero nel gradimento. Oggi la Provincia è ritornata a essere strategica. Siamo in testa alle graduatorie dell’Unione Europea per i progetti, al primo posto in Sardegna nelle politiche sociali e nella promozione della cultura».
- Soddisfatto?
«Sì, abbiamo firmato gli accordi programmatici con tutti i comuni. Da qui comincerà lo sviluppo».
- Ma c’è la crisi economica: devastante.
«È una realtà che non dobbiamo subire ma contrastare. Con il microcredito abbiamo dato una mano alle imprese, alle famiglie. Ora penseremo ai giovani con un vaucher che permetterà loro di fare esperienza all’estero».
- Un suo avversario sostiene che la Provincia non ha saputo spendere.
«Sbaglia. Abbiamo speso tutti i soldi che avevamo per la manutenzione delle scuole e oggi non c’è più una lamentala in proposito. È vero che abbiamo restituito un milione e 200 mila del piano di assesto idrogeologico ma solo perché l’importo era stato sovrastimato dalla precedente giunta. Poi ci sono i soldi per la lingua sarda: rimandati indietro, volevano imporci la “limba unificata”. Inaccettabile».
- Cosa non rifarebbe?
«Il rimpasto in giunta di un anno fa. Oggi sarei più cauto, allora la crisi nel Pd era forte, adesso va meglio».
- A proposito: il Pd è?
«Una necessità su cui lavorare sodo per rafforzare il bipolarismo». (ua)