Inchiesta della Corte dei conti. A Quartu un buco da 2 milioni
Numerosi comuni sardi si ritrovano con buchi di bilancio per la mancata riscossione di tributi incassati dalla società “Tributi Italia”, La Corte dei conti ha aperto un'inchiesta.
di LUCIO SALIS
Si allarga il buco creato nei bilanci dei comuni sardi da Tributi Italia spa, la società incaricata di riscuotere le cartelle di Ici, Irap, Tarsu, acqua e gabelle varie, sotto inchiesta da parte della Corte dei conti. L'accusa: essersi appropriata di oltre tre milioni di euro, pagati dai sardi, destinati agli enti locali. Ma ora viene fuori che solo nel comune di Quartu, ufficialmente creditore di 750 mila euro, in realtà mancano all'appello oltre due milioni. Sono gli introiti relativi a parte dell'Ici evasa e recuperata fino al 2005 e alle cartelle dell'acqua fino al 2007 (quando subentrò Abbanoa). Soldi versati dai quartesi, che dovevano servire a pagare i servizi cittadini, mai entrati nelle casse del Municipio: spariti, evaporati dopo essere stati riscossi da Tributi Italia.
MANCATI INTROITI E' successo a Quartu, come in un'altra trentina di comuni. Cagliari compresa, dove il mancato introito accertato dalla Procura regionale della Corte dei conti è di 1 milione e 600 mila euro. E stupisce che la voragine si sia allargata per anni, senza che venisse dato un allarme, mentre la barca di Tributi Italia faceva acqua in tutto il Paese (90 milioni di euro, il buco accertato a livello nazionale). Così ancora oggi è difficile capire le origini del pasticcio. A Cagliari, l'assessore alle Finanze Antonello Melis non dà risposte (nonostante richieste alla segreteria, al telefonino e tramite l'ufficio stampa del Comune). A Quartu, il sindaco Gigi Ruggeri spiega che il rapporto con Tributi Italia è stato interrotto definitivamente nel gennaio scorso. E ricorda che nel 1999 la società aveva avuto l'incarico di riscuotere le cartelle relative ai consumi idrici e di recuperare l'Ici evasa. In cambio di un agio del 13 per cento.
IL CASO QUARTU «Fantascientifico» lo definisce il primo cittadino, perché la società lo avrebbe calcolato «non sugli importi riscossi ma su quelli messi a ruolo». E aggiunge: «A me, come cittadino, è stato chiesto di pagare per ben tre volte le stesse bollette dell'acqua». Ma come è possibile che si sia formata una voragine di due milioni senza che nessuno intervenisse? Il sindaco spiega: «La società doveva versare al Comune quanto riscosso ogni sei mesi. Nel 2007 scoppiò un contenzioso sul recupero dell'Ici evasa fino al 2005. Per tutta risposta la società si trattenne un milione di euro relativo alle bollette dell'acqua. Fatto che abbiamo contestato per vie legali. L'anno successivo non versò un altro milione, sempre riguardante l'acqua. Abbiamo reagito con una denuncia alla Corte dei conti e un decreto ingiuntivo».
SITUAZIONE DIFFICILE La situazione creata da Tributi Italia preoccupa la Regione, che rischia di dover fronteggiare un'ondata di richieste da parte di Comuni con le casse vuote e l'acqua alla gola. «Stiamo monitorando quanto accade - spiega l'assessore alle Finanze Gabriele Asunis - per quantificare le dimensioni del fenomeno. A fine giugno, con l'approvazione dei bilanci, sapremo finalmente cosa è successo. Ci troviamo di fronte a un bubbone incredibile». Insomma, solo quando disporrà di dati precisi, la Regione «potrà decidere quali azioni avviare per stare a fianco dei Comuni impegnati a recuperare le somme trattenute da Tributi Italia». Un'azione di supporto «perché la Regione non ha competenze in materia di affidamento all'esterno di servizi riscossione».
COMUNI SENZA PROTEZIONE Per i Comuni coinvolti nella vicenda non si annunciano tempi facili. Anche perché proprio l'altro ieri l'amministratore unico di Tributi Italia, Patrizia Saggese, ha chiesto l'ammissione della società al regime di amministrazione straordinaria. Il ministero del Tesoro nominerà quindi un commissario e la società potrà continuare a vivere contando sul sostegno del Decreto incentivi appena approvato dal Governo. E i Comuni? Per il presidente regionale dell'Anci Tore Cherchi, ciò significa che dovranno restare ancorati alla società di riscossione, a meno che non abbiano titoli per poter recedere dal contratto. «In effetti - dice Cherchi - il Governo ha salvato Tributi Italia ma non i Comuni. Noi invece, avevamo chiesto che venisse istituito un fondo di rotazione, alimentato dallo Stato, al quale potessero attingere gli enti locali che vantano crediti con la spa. Non se n'è fatto niente».
21/05/2010