Tributi Italia non ha trasferito neppure un euro ai Comuni
Tributi Italia ha riscosso le tasse per conto dei Comuni ma si è poi dimenticato di versare i soldi
di LUCIO SALIS
Tasse pagate, tasse sparite, come nel gioco delle tre carte: più di tre milioni di euro versati dai contribuenti sardi hanno preso il volo. Dovevano arrivare nelle casse dei Comuni, sono rimasti nei conti della società Tributi Italia, incaricata della riscossione.
LE CIFRE Un buco spaventoso (3 milioni e 85.000 euro) per città e paesi, dove la mancanza di fondi rende sempre più difficile garantire i servizi. Fra le vittime eccellenti di Tributi Italia, il Comune di Cagliari, dove mancano all'appello un milione e 630 mila euro, seguito da Quartu, che lamenta un mancato introito di 714 mila euro, quindi Bosa con 242 mila, Nuoro 211 mila, La Maddalena 164 mila e Sestu 124 mila. Ma è lunghissimo l'elenco dei centri sui quali si è concentrata l'attenzione della Corte dei conti. Ci sono anche Oristano, Carbonia, Iglesias, Decimoputzu, Domusnovas, Elmas, Serramanna e Sestu, anche se ancora non si conosce con precisione l'entità degli ammanchi.
ACCERTAMENTI La Procura regionale della Corte dei conti ha infatti aperto un'inchiesta per accertare le esatte dimensioni della voragine, ma anche per capire come tutto sia potuto accadere senza una tempestiva reazione che evitasse il peggio. Sia chiaro: per ora i Comuni sono da considerare vittime di Tributi Italia. Per questo, dagli uffici di via Angius, a Cagliari, è partita “un'istanza di resa dei conti” diretta a Gianfranco Froio, amministratore delegato di Tributi Italia. In pratica i giudici, dopo aver aperto nei suoi confronti un “giudizio di responsabilità per danni”, lo hanno invitato a spiegare, cifre alla mano, che fine hanno fatto i soldi delle tasse incassate dalla società per conto dei Comuni.
L'elenco dei centri nel mirino delle Fiamme gialle è destinato ad allungarsi. Le indagini disposte dalla Corte si uniscono infatti a quelle aperte, in sede penale, da altre Procure della Repubblica, come quella di Sassari, dove il sostituto Michele Incani ha aperto un'inchiesta sull'attività della Secal, la società mista fondata dal Comune di Alghero e Tributi Italia. Intanto, ad Arzachena, l'amministrazione comunale ha presentato un esposto contro Tributi Italia, nel quale lamenta un ammanco di 200 mila euro. In questo, come negli altri casi, la società aveva l'incarico di accertare e riscuotere imposte su Ici, pubblicità, pubbliche affissioni, canone per l'occupazione del suolo pubblico, mancata riscossione di affitti. Ruolo che svolgeva direttamente, dopo aver vinto una gara d'appalto, in cambio di un agio. Oppure, costituendo con il Comune una società mista.
DISDETTE Alcuni enti locali, una volta accertato il mancato introito, si sono affrettati a interrompere il rapporto con Tributi Italia e ad affidare la riscossione a un'altra società. Così ha fatto Oristano, che nel febbraio scorso si è rivolto a Equitalia. Nuoro è sulla stessa strada, mentre Bosa ha deciso di organizzarsi in proprio. Una scelta quasi obbligata, perché Tributi Italia è sull'orlo del fallimento, sotto inchiesta da parte di 14 Procure della Repubblica. Tant'è che, nel dicembre scorso, il Dipartimento delle Finanze l'ha cancellata dall'albo degli enti abilitati alla riscossione delle imposte.
LO SFASCIO Provvedimento subito impugnato, confermato in primo grado dal Tar Lazio, poi sospeso dal Consiglio di Stato. Secondo una risoluzione approvata il 24 novembre scorso dalla Commissione Finanze della Camera dei deputati, la società versa “in una gravissima situazione di squilibrio finanziario”. Dai dati forniti dal Ministero dell'Economia, risulta debitrice di 135 Comuni italiani, per un ammontare complessivo di 89 milioni di euro. Una delle situazioni più gravi nel Lazio.
20/05/2010