Nuovo dietrofront di Cellino: per me è un discorso chiuso. Ricostruzione a rischio
Floris: se non ci giocano i rossoblù il Sant'Elia resta com'è
Se il Cagliari andrà fuori il Sant'Elia diventerà una costosa cattedrale nel deserto.
Forse è l'addio al nuovo Sant'Elia. O forse solo l'ultima boutade di Massimo Cellino. Di certo a un anno dalla ripresa del dialogo tra Comune e Cagliari calcio e dall'avvio delle procedure per l'individuazione del tipo di gara da bandire per aggiudicare l'impianto, il presidente del Cagliari getta di nuovo la spugna. «Per me è la parola fine», ha dichiarato il presidente della società rossoblù. «La Cagliari Calcio non parteciperà alla ristrutturazione né alla ricostruzione del Sant'Elia. Costruirò uno stadio nuovo, ma non dico dove. Saprete tutto il 30 settembre, dopo che il progetto sarà messo a punto con tutti gli enti interessati».
Non è la prima volta che Cellino fa marcia indietro. Ma è la prima volta che lo fa da quando il progetto della Karalis arena è stato formalmente presentato al Comune.
LE MOTIVAZIONI Ad incidere sulla decisione del presidente del Cagliari, probabilmente, sono una serie di fattori: la lentezza del Comune nell'individuazione della procedura di gara sarebbe solo uno degli aspetti, forse il meno rilevante. Il problema vero, secondo molti, sarebbe il fatto che il governo non ha approvato la legge, con i relativi incentivi, che prevedeva facilitazioni per il passaggio degli stadi comunali alle società calcistiche. Per il Cagliari avrebbe significato contributi e taglio degli interessi. Una legge legata a doppio filo all'ottenimento dei campionati europei del 2016 da parte dell'Italia (e di Cagliari). E proprio grazie a questo stimolo la trattativa si era sbloccata, a settembre 2009.
Ma sembra ormai certo che gli Europei si giocheranno altrove. Ed è per questo che a Cellino non converrebbe più costruire sulle ceneri del Sant'Elia investendo dai 35 ai 50 milioni. Fare uno stadio altrove, con una capienza di 20 mila spettatori (contro i 33 mila imposti dall'Uefa per gli europei), gli costerebbe 20-25 milioni. Sempre che esistano già le infrastrutture (strade, parcheggi) o i Comuni siano disposti a realizzarle. Per questo gli indizi portano ad Assemini o Sestu.
IL SINDACO Che cosa farà il Comune davanti al dietrofront di Cellino e alla prospettiva che la squadra della città vada a giocare nell'hinterland? Interromperà la procedura in corso o bandirà in ogni caso la gara? «La decisione è ormai presa. Anche se all'Italia non venissero assegnati gli Europei un nuovo stadio non è più rinviabile», disse Emilio Floris il 21 settembre scorso. Ora non sembra più sicuro. «Se non ci giocasse il Cagliari un nuovo stadio non servirebbe», ha detto ieri il sindaco. «Non ho parlato con Cellino. Lo farò nei prossimi giorni e vedrò se confermerà ciò che ha detto alla stampa. Capisco la sua amarezza», ha aggiunto Floris: «è da novembre che il governo annuncia la legge sugli stadi ma non l'ha varata ed è chiaro che un imprenditore è condizionato, soprattutto perché gli mancano i finanziamenti».
IL DIRIGENTE Nessun cenno, da parte del sindaco, ai tempi lunghi della sua amministrazione. Mario Mossa, dirigente comunale con delega alle grandi strutture, tra cui lo stadio, respinge ogni accusa. «Stiamo lavorando tutti i giorni per individuare procedure che siano garantiste per tutti ed evitino che la gara venga invalidata. Ci sono varie ipotesi in campo ma siamo ancora in fase di studio. Cellino ragiona da imprenditore, ma noi siamo un ente pubblico», chiarisce Mossa. «Non è che solo perché lui minaccia di andare altrove noi dobbiamo rischiare un'inchiesta penale o contabile. Del resto se da gennaio non si muove niente significa che la cessione automatica dello stadio alle società di calcio non è ritenuta facile nemmeno dal governo centrale. Quanto all'addio di Cellino», conclude Mossa, «è una storia già sentita: ero presente un giorno che disse a Mariano Delogu che avrebbe portato il Cagliari a giocare fuori.L'ex sindaco gli rispose: faccia pure, se vuole l'accompagno io».
I COSTI DEL SANT'ELIA Di sicuro se Cellino dovesse confermare l'addio, il Sant'Elia rischierebbe di diventare una costosa cattedrale nel deserto. E tornerebbe d'attualità una delle ragioni per cui il Comune ritiene giusto demolirlo: i costi. Lo stadio costruito per celebrare lo scudetto è oneroso in termini di manutenzione e non rende. Negli ultimi anni sono stati spesi cinque milioni di euro: due per rifare le gradinate in cemento armato, due e mezzo per gli adeguamenti alla sicurezza, 350 mila per il terreno di gioco. Solo per citare le spese più consistenti. Al momento non sembra esserci un'alternativa al pallone.
F.MA.
19/05/2010