DOMENICA, 16 MAGGIO 2010
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
La contestazione al Comunale di Cagliari prima dell’esecuzione mozzafiato di Sergej Krylov
GABRIELE BALLOI
CAGLIARI. Al Comunale una serata decisamente sui generis: un po’ per la grandissima qualità delle performances musicali ma, soprattutto, per il clima di scontento che continua a creare il Decreto Bondi.
Sul palco i maestri d’orchestra in borghese, ovvero non in abito, e due comunicati di protesta venerdì (e sabato nella replica) letti in apertura dell’appuntamento con la Stagione concertistica del Lirico. Dapprima i dipendenti dei vari comparti (orchestrali, artisti del coro, tecnici e amministrativi), hanno sottolineato come questo decreto «mercifichi e uccida la libera espressione artistica che solo il finanziamento pubblico può garantire», e come imponga «in forma ricattatoria, la contrattazione nazionale ed aziendale; blocchi i concorsi e le assunzioni, non garantendo più l’altissimo livello a cui, fortunatamente, voi tutti siete abituati».
Dopodiché un rappresentante della Libersind (Sindacato autonomo dello spettacolo, arti visive e informazione) con argomentazioni di poco dissimili ha letto quindi un secondo comunicato.
Espletato questo necessario preambolo, ha comunque preso il via un concerto straordinario per l’indubbio calibro interpretativo. Saliva infatti sul podio Peter Feranec, direttore slovacco assolutamente in stato di grazia, che nel «Concerto per violino in re maggiore» op.35 di Ciajkovskij ha accompagnato un’altrettanto eccezionale Sergej Krylov, violinista russo già ospite del Lirico nelle passate stagioni. Quest’ultimo, che imbraccia uno Stradivari del 1734, dà realmente il meglio di sè in un’esibizione quasi mozzafiato: suono caldo, nitido, avvolgente attraversa tutto il 1º tempo, con un legato ineccepibile sulle linee melodiche più cantabili, Krylov è di una precisione spettacolare, soprattutto nel registro più acuto dove la timbrica si fa affilata e cristallina; leggermente più cupo nella «Canzonetta» dell’11º movimento, raccolto e riflessivo, non indulge però al sentimentalismo retorico, rimanendo misuratissimo nell’uso del vibrato; infine, stacca tempi fulminei nel conclusivo «Allegro vivacissimo», affrontando i passaggi più ostici con una tecnica di estrema solidità, di trascinante vigore e sovrano controllo.
Ancora Ciajkovskij, poi, con la «Quinta Sinfonia» diretta magistralmente da un Feranec che davvero non lascia nulla al caso, che cesella con perizia ogni sfaccettatura dinamica, agogica ed espressiva. L’inizio dell’«Andante cantabile», fra tutti, è un esempio di mirabile raffinatezza per come assapora le varie sezioni degli archi le quali, sedimentandosi l’una sull’altra, preparano il tappeto sonoro da cui emergerà l’assolo del corno. Davvero magico e struggente.