Via chiabrera Fallita la trattativa
«Fino all'ultimo abbiamo sperato di trovare un accordo con Area, ma ogni tentativo di raggiungere un'intesa è fallito e a nulla è servita la mediazione dei sindacati, per cui non ci resta che imboccare la strada giudiziaria».
Ad annunciare l'inizio di una battaglia legale contro l'Agenzia regionale per l'edilizia abitativa è Franco Secci, portavoce degli inquilini dello stabile ex Iacp di via Chiabrera 26 (Cep) che da mesi protestano contro l'inopinato raddoppio del canone d'affitto imposto dal nuovo ente gestore Area.
L'INCONTRO Lunedì scorso una delegazione delle 36 famiglie che da un quarto di secolo risiedono nel fabbricato popolare ha incontrato l'avvocato Efisio Busio e gli ha dato mandato di agire contro l'agenzia. «A breve», ha spiegato il legale, «inoltrerò un doppio ricorso in sede amministrativa e ordinaria per tutelare gli interessi dei miei assistiti. I tempi per il ricorso al Tar sono scaduti, per cui ci appelleremo al Presidente della Repubblica. Parallelamente intraprenderemo anche un'azione in sede civile».
LA RACCOMANDATA A fine febbraio gli inquilini dello stabile avevano ricevuto una raccomandata da parte dell'agenzia regionale nella quale si notificava che dal primo marzo il loro canone d'affitto mensile sarebbe stato raddoppiato e che in caso di mancata accettazione delle nuove condizioni sarebbero stati considerati rinunciatari con conseguente obbligo di liberare gli appartamenti entro il 10 marzo.
NESSUNA INTESA «Da allora», spiega Franco Secci, ex consigliere della Circoscrizione 4 che abita in via Chiabrera 26, «gli incontri con Area si sono susseguiti e nel frattempo abbiamo continuato a pagare l'affitto normale. L'intesa però non è stata raggiunta e alcuni giorni fa abbiamo ricevuto una nuova lettera di Area che ci intimava di pagare un'indennità di occupazione abusiva equivalente al canone raddoppiato».
Gli inquilini sostengono con forza che l'aumento dell'affitto non sia legittimo, in quanto Area avrebbe applicato nei loro confronti una normativa che riguarderebbe esclusivamente gli affitti tra privati. «Non siamo morosi», tuona Secci, «e riteniamo che Area abbia interpretato male la norma e vuole imporci aumenti che non ci spettano. La legge a cui l'agenzia si appiglia, infatti, non è applicabile all'edilizia popolare pubblica, bensì solo agli affitti tra privati». A sostenere questa tesi è anche Federico Ibba, del movimento Civiltà e sviluppo, che ha affiancato gli inquilini nella battaglia fornendo loro assistenza legale gratuita a cura dell'avvocato Busio.
PAOLO LOCHE
17/05/2010