Il comitato di quartiere protesta: «Rione abbandonato». Tra due settimane verrà inaugurata la stazione dei vigili urbani
Un abitante aggredito da alcuni ragazzi all'uscita dal pub
Dopo gli striscioni apparsi sui balconi del rione e i manifesti appesi sui muri della città, continuano le proteste dei residenti.
Tra facciate cadenti, bottiglie di birra spaccate in mezzo ai vicoli e il rudere di palazzo Aymerich che si sbriciola sotto la pioggia di maggio, Castello sembra un quartiere fantasma. Per Brunetta Murgia, che manda avanti («faticosamente») uno studio d'arte in via La Marmora, non è solo apparenza: «C'è una sola bottega di alimentari, manca da anni lo sportello delle Poste, la banca più vicina è a Stampace», dice col tono di chi ha perso le speranze.
LA PROTESTA Chi non le ha perse è il neonato (pochi mesi di vita) comitato di quartiere che da una settimana ha appeso ai balconi sgarrupati del rione alcuni striscioni di protesta (la scritta «Basta degrado in Castello» accompagna una foto del rione incorniciata da orecchie d'asino) e ha dato a un'agenzia pubblicitaria l'incarico di appendere manifesti sei metri per tre (con la stessa immagine) in giro per la città.
NOTTI INSONNI E BOTTE Chi vive in piazza Carlo Alberto e dintorni, parla di un «quartiere dormitorio», dove non si può neanche dormire per via dei (due) locali che si dividono il mercato del divertimento notturno. Non solo. Anche la sicurezza comincia a vacillare, dopo lunedì notte: uno dei pochi abitanti di via La Marmora, esasperato dal sottofondo di urla e litigi sotto casa propria, è sceso in strada. Un gruppo di ragazzi, che si erano seduti davanti al portone del palazzo, stavano parlando non proprio sottovoce. Per risposta, ha ricevuto un pugno in faccia: setto nasale fratturato, la corsa in ospedale, i lampeggianti dei carabinieri che illuminano la strada.
IL TIERRE Tutto davanti al locale di Giuliano Deroma, il Tierre Mambotango, che molti nel rione - sicuramente i membri del comitato “Per Castello” - indicano come causa delle notti insonni. Lui si difende e precisa: «Ho assistito all'aggressione, il ragazzo che ha dato il pugno era appena stato allontanato insieme agli amici. La persona che abita qui di fronte era esasperata e la situazione è degenerata. I problemi veri sono altri: mancano servizi, se il quartiere sopravvive è anche grazie a me e a questo locale». Che si riempie solitamente dopo le 2 del mattino, quando gli altri chiudono, e dove le sigarette sono libere anche all'interno. Una piccola zona franca su cui Deroma ha basato il proprio pub-ristorante dove si leggono poesie e si suona musica dal vivo, che attira giovani - italiani e stranieri - e meno giovani fino all'alba. «Ho fatto quello che gli altri non sono mai riusciti a fare. Chi si lamenta, magari quando parte a Barcellona sta in giro tutta la notte e poi dice che Cagliari non è una città turistica. Però se c'è un locale che funziona e fa un po' di rumore, succede tutto questo».
IL COMITATO Il comitato di quartiere, parla di «pestaggio di un residente», che aveva «osato protestare per il chiasso». Il comunicato continua: «Il suo comprensibile proposito ora è quello di lasciare il rione prima possibile, perché in quella casa non è più possibile vivere. Cosa deve succedere di più violento, perché venga riportato l'ordine pubblico e la sicurezza nel quartiere?»
Nel frattempo, qualcosa si muove: pochi giorni fa è stata inaugurata l'emeroteca nel teatro Civico, e nel giro di due settimane dovrebbe arrivare la nuova stazione del corpo di polizia municipale. Però, per comprare un pacchetto di sigarette, bisogna ancora scendere a valle, in piazza Yenne.
MICHELE RUFFI
15/05/2010