Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La storia di Cagliari vista dalle Torri

Fonte: L'Unione Sarda
14 maggio 2010



«Come il fico d'india, Cagliari, ha le spine all'esterno. Ma se arrivi all'interno, trovi il suo cuore dolcissimo». È un invito a guardare oltre l'apparenza delle sue mura e a scavare tra i suoi tesori.
È l'antica Karalis, raccontata dallo studioso Paolo Bullitta in un agile volume (Le torri di Cagliari, Alfa Editrice ) attraverso il tratto che gli è più peculiare, le sue torri. Quindici in tutto dislocate qua e là, tra i colli o incastonate nelle mura pisane. E oltre a fatti puramente storici l'autore ci introduce all'argomento attraverso tavole sinottiche, immagini, dati storico-geografici. Dopo qualche nota storica dal periodo giudicale alla nascita della Repubblica, il libro propone stemmi, epigrafi, documenti inediti sino all'excursus intorno alle torri che hanno fortemente condizionato la storia cittadina e che a loro volta sono l'espressione di condizionamenti storico- politici.
Dai monumenti meno noti, Bullitta passa a quegli che hanno reso celebre Cagliari come la Torre dell'Elefante, quella imponente di San Pancrazio, o il “pinnacolo” dello Sperone.
SCORCI L'intento dell'autore è quello di offrire più che indicazioni tecniche - che è possibile trovare nei volumi specialistici - delle informazioni semplici che tutti possono comprendere magari andando a passeggio per le vie della città. Il volume infatti non è solo un invito alla lettura ma ad andare alla scoperta di angolazioni, scorci, vedute ricercando direttamente sul posto, con una bella passillada , «una bella passeggiata in giro per la Città e i suoi luoghi pittoreschi». Anche il linguaggio è chiaro e tutte le informazioni sono in sardo e in italiano nel rispetto della tradizione linguistica locale, ad uso degli addetti ai lavori ma anche del lettore profano.
PARTENZA Il percorso inizia nell'Avanzata dove scorgiamo l'imponente Torre di San Pancrazio, edificata dai pisani per prevenire eventuali attacchi dei catalano-aragonesi. Questo monumento mantiene ancora oggi un'aura quasi sacrale dal momento che, dopo essere stata eretta da Giovanni Capula, diverrà un carcere, ricordato dal popolo come su presoni de Santu Francau , e accoglierà dal 1384 un prigioniero eccellente come Brancaleone Doria marito di Eleonora d'Arborea (caduto in una trappola alla corte di Aragona, verrà liberato solo il 1 gennaio 1390).
IL BOIA La torre continuò nel tempo ad essere considerato un luogo macabro tanto che nel 1840 sa campana mala , ovvero la campana collocata alla sua sommità scandiva le esecuzioni capitali. Poco più in là, a Castedd'e e susu , proseguendo a piedi dal bastione San Remy sino a via Giuseppe Mazzini ci si imbatte nella porta dei due leoni , si arriva in via Università sino alla splendida Torre dell'Elefante, anche questa opera di Giovanni Capula, autore anche della gemella torre dell'Aquila e di quella presente nel castello di Bosa . Un'epigrafe dice che «mai fu riscontrato difetto nelle sue opere». Prima carcere per i nobili (lì furono assassinati numerosi sardi), la torre rivolta verso il mare consentiva di osservare l'arrivo di potenziali nemici come mori, turchi e stranieri.
LE DIMENTICATE Il volume ci fa scoprire anche alcune delle torri lasciate all'incuria più totale o monumenti meno celebri come la Torre di Bonaria,la Torre del Faro sul colle di Sant'Elia, la Torre di Carcangiolas sul litorale di Quartu Sant'Elena, la Torre della Quarta Regia, la Torre del Mulino a vento, la Torre della Purissima, tra via Fiume e la passeggiata di Buoncammino. Non mancano le curiosità e i consigli su come raggiungere i monumenti con itinerari semplici e descrittivi anche per chi viene per la prima volta in città. Chi ci vive, invece, attraverso questo volume, potrà imparare ad apprezzarne le bellezze e a riscoprire la cultura cittadina sedimentata da molti secoli.
MARIA DOLORES PICCIAU

14/05/2010