L'inchiesta. In Sardegna sono oltre trentamila, più di novemila vivono nell'area metropolitana del capoluogo
Ostacoli a scuola e nel lavoro, non solo architettonici
Le barriere più evidenti sono quelle architettoniche, ma dalla scuola all'accesso al lavoro fino al tempo libero, passando per sanità e riabilitazione, la vita dei disabili è costellata di diritti negati
Molti passi in avanti sono stati fatti rispetto ai giorni in cui i disabili venivano rinchiusi negli istituti. Ma tante, troppe barriere impediscono a uomini, donne, bambini colpiti da tante forme di disabilità di costruirsi un progetto di vita garantito dalle leggi sulla carta ma spesso irrealizzabile nei fatti. Le più evidenti sono le barriere architettoniche. È sconvolgente che in tanti edifici e posti di lavoro privati, ma anche in edifici pubblici, persino in tante scuole, sia proibito dalla mancanza di rampe entrare su una carrozzella. «Per fortuna a Palazzo di giustizia la questione è stata ora risolta - dice Giorgio Latti, magistrato, presidente della Consulta provinciale per la disabilità - ma sino a pochi anni fa i giudici incaricati di valutare le condizioni di persone bisognose di un amministratore di sostegno dovevano scendere in garage o nei parcheggi perché agli interessati era negato l'accesso».
STALLI OCCUPATI Il caso del Tribunale è risolto, ma gli ostacoli restano quasi insormontabili, come sanno quanti si spostano in carrozzina per strade dove le auto ricoprono i marciapiedi o in città dove ancora tanti automobilisti occupano i parcheggi di disabili, talvolta multati perché, dopo aver trovato il loro stallo occupato, lasciano l'auto in aree vietate.
Cagliari poi, a differenza di tantissime città europee, non è dotata di autobus e marciapiedi a livello di disabili, che dunque si devono accontentare di minibus a loro dedicati invece che ottenere elementari diritti. «Occorre superare la logica delle corsie preferenziali e garantire a tutti le stesse opportunità», dice Sandrino Porru, presidente della Consulta cittadina, impegnato anche personalmente con l'associazione Saspo sul versante sportivo, medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Seul sugli 800 metri di Atletica leggera. «Non sappiamo con esattezza quanti siano i disabili, peraltro affetti da diverse patologie: fra le più diffuse sindrome di Down e autismo. Quanto ai casi simili al mio - dice Porru, professione bancario, colpito dalla polio da bambino - ogni anno contiamo purtroppo in Sardegna un aumento (da 25 a 35) di uomini e donne in carrozzina. La causa sono gli incidenti stradali e i traumi da tuffo che provocano lesioni della colonna vertebrale».
LA SCUOLA Cresce il numero di chi, in carrozzina, soffre i disagi pazzeschi di città non a misura d'uomo. Per quanto positiva, l'apertura episodica ai disabili di alcuni percorsi in occasione di Monumenti aperti è in controtendenza rispetto alle richieste di chi vuole partecipare da cittadino a pieno titolo alla vita sociale.
Né le barriere sono soltanto materiali. Il diritto alla scuola, al lavoro, a una vita sociale piena sono tutti da costruire, insieme a una sanità che talvolta non riesce a garantire neppure una diagnosi. Marisa Melis, impiegata regionale, mamma di Martina, è all'attacco soprattutto sul fronte scolastico insieme al suo gruppo, Genitori tosti in tutti i posti . Teatro della battaglia è oggi l'istituto Agrario, dove sono 19 i ragazzi disabili da iscrivere nelle cinque prime classi. «Ma a novembre avevamo vinto al Tar un ricorso contro il dimezzamento del sostegno alla bambina - dice - e ora non ci fermeremo». La speranza è che non si debba ricorrere ai giudici, ma si attui la sentenza della Corte costituzionale che chiede al governo di garantire gli insegnanti di sostegno necessari, al di là dell'aritmetica. «Oggi in Sardegna gli studenti sono 4.400 e i docenti di sostegno 2.421 - spiega Francesca Palmas, responsabile scuola nell'associazione dei bambini cerebrolesi Abc - ma il problema non è soltanto un astratto rapporto di uno a due bensì quello di garantire allo studente il sostegno necessario alla sua inclusione in classe, in base alla Convenzione dell'Onu e a leggi invidiate in tutto il mondo, basate sulla centralità della scuola pubblica».
IL LAVORO Tutto da conquistare è il diritto al lavoro: «La legge 68 aveva aperto grandi speranze - dice ancora Sandrino Porru - ma, invece di avviare al lavoro i disabili, le aziende utilizzano la norma che consente, in deroga, di affidare i compiti previsto a cooperative sociali. E se anche le cooperative hanno al loro interno disabili, questa non è integrazione, tantomeno inclusione».
Molti passi in avanti sono stati realizzati. Qualche giovane è arrivato all'Università, altri hanno vinto gare importanti, nello sport e sul lavoro. Ma occorre rompere incrostazioni e arretratezze.
GIANCARLO GHIRRA
13/05/2010