GIOVEDÌ, 13 MAGGIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
Confronto tra l’Associazione aree urbane dismesse, i comuni e la Confindustria: «Senza concertazione tutto è impossibile»
Interessi privati e bene pubblico: l’equilibrio è difficile
CAGLIARI. La crisi industriale degli anni ’80 e ’90 ha lasciato in Sardegna segni incancellabili: cumuli di rottami, immensi capannoni arrugginiti, migliaia di ettari di terreni inquinati, oltre che lavoratori disoccupati, in cig e in mobilità. Dappertutto. Ma in particolare nel Cagliaritano, nella zona di Assemini-Macchiareddu, a Ottana e Portotorres. Il recupero di queste aree abbandonate rappresenta un obiettivo primario per uno sviluppo sostenibile del territorio. Ma c’è un problema: la carenza del quadro normativo di riferimento, aggravata da lungaggini e dall’assenza di concertazione, soprattutto pubblico-privato, nell’individuazione dei progetti da attuare. Sono questi i primi risultati comuni scaturiti dal convegno, organizzato ieri in città, dall’associazione aree urbane dismesse (Audis), in collaborazione con lo studio legale Dla Paper e con il patrocinio della Confindustria della Sardegna meridionale. Nessun problema per gli oltre mille ettari di siti industriali da riconvertire ad altre iniziative produttive. La vera emergenza nasce quando vengono dismesse zone industriali situate dentro il tessuto urbano e il cambio di destinazione d’uso diventa la priorità amministrativa. «Non c’è una normativa regionale specifica - dice Gianni Mura, dell’Istituto nazionale di urbanistica - che regolamenti queste situazioni, neppure un atto di indirizzo che aiuti pubblico e privato a muoversi in un contesto che diventa immediatamente problematico, perché mentre i cittadini chiedono la restituzione alla collettività del bene dismesso, il privato legittimamente persegue i programmi d’investimento». Servono regole e procedure certe - a livello regionale e comunale - per evitare bonifiche in tempi biblici. «Esiste un problema di governance del sistema pubblico - osserva Tore Cherchi, presidente Anci e sindaco di Carbonia - insieme alla necessità di capitali privati, effettuando il tutto con la massima trasparenza in particolare sul versante delle bonifiche. Serve concertazione, ma non sono sicuro - conclude il presidente Anci - che serva una legge ad hoc».(m.g.)