Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Francesca Sanna Sulis, la rivoluzionaria che fece studiare i sardi

Fonte: L'Unione Sarda
12 maggio 2010

Quel portone chiuso sulla Storia



All'oblio di due secoli cui è stata relegata la memoria di una delle donne più importanti della storia dell'Isola, si aggiunge un portone sbarrato. Fuori dall'elenco delle 102 attrazioni di Cagliari Monumenti Aperti, la casa di Francesca Sanna Sulis, la manager del Settecento che dava lavoro a 750 sardi e vestiva di seta regine e principesse, è rimasta chiusa.
Le sorelle Bandini, proprietarie della casa in via Lamarmora 61, sono state inamovibili: «Non riceviamo nessun contributo quindi non apriamo». Proprio la vista da quel palazzo, il 28 aprile ha permesso di riscrivere una pagina originale e dimenticata nella storia dei vespri sardi. In un convegno nella sala settecentesca della biblioteca universitaria di Cagliari, le vicende legate ai moti insurrezionali ricordati con Sa die de sa Sardigna sono state riscritte da un punto di vista inedito. Da quelle finestre in via Lamarmora la nobildonna ha visto svolgersi i fatti più significativi del suo tempo. «Vide il bombardamento dei palazzi di Castello ad opera dell'esercito repubblicano francese, poi fermato dalla resistenza sarda che difese l'Isola e il Regno Sabaudo - ricorda Riccardo Laria, presidente dell'associazione “Riprendiamoci la Sardegna” che ha organizzato il convegno - L'anno seguente dal quel palazzo vide le pattuglie dei piemontesi scendere precipitosamente verso il porto in una fuga causata dai moti insurrezionali iniziati il 28 aprile del 1974». A sottolineare l'importanza di questa figura è anche Aldo Accardo, docente di storia contemporanea nell'ateneo cagliaritano: «La più grande rivoluzione non fu quella del 1794 che ricordiamo con Sa die de sa Sardigna, ma quella del progresso e delle idee, sostenuta da una classe dirigente di cui Francesca Sulis era espressione e che nacque con l'intervento del ministro Bogino, che riaprì le università di Cagliari e Sassari», avvisa ricordando che il marito della nobildonna di Muravera era in stretto contatto col ministro del governo Savoia in quanto esponente del Supremo Consiglio di Sardegna e giureconsulto del re.
«I professori chiamati da Bogino portarono i principi di Newton e i dibattiti dell'Illuminismo in una Sardegna ancora tolemaica e aristotelica. Abbiamo bisogno di liberarci da una retorica che dà importanza ad eventi di scarsa rilevanza dimenticando figure importanti». La vita della nobildonna, che inventò i corsi di formazione e pagò studi e cure a centinaia di poveri, è stata strappata all'oblio di due secoli da Lucio Spiga, autore di “Francesca Sanna Sulis”, ed. Workdesign. Oltre alla sua biografia, meriterebbe di essere accessibile anche il luogo dove ha vissuto una donna che - come hanno sottolineato Ada Lai, Rita Corda ed Ester Gessa - rappresenta un modello di riferimento da affiancare alla memoria di Eleonora d'Arborea e Grazia Deledda.
CRISTINA MUNTONI

12/05/2010