La vocalist ha aperto il festival «Forma e poesia nel jazz»
CAGLIARI. Blues e solare. Filomena Campus, vocalist e artista di temperamento, queste doti le possiede entrambi. La sua voce è proprio così: ha il calore del sole e i riflessi della musica dell’anima. Protagonista del concerto di apertura di «Forma e poesia nel jazz», la rassegna di Shannara, da domenica notte al ridotto del Massimo, ha conquistato una platea attentissima con un set cucito attorno alla sua arte dai segni poliedrici e teatrali, tra poesie di Maria Carta e Stefano Benni - con il quale qualche tempo fa ha curato «Misterioso», un viaggio nell’universo di Thelonious Monk - e composizioni di Antonio Forcione, Andreas Schmidt, il nostro Di Liberto e il fido Steve Lodder. Quest’ultimo pianista dal tocco elegante e fluido fraseggio, cardine insostituibile di un concerto sorprendente per le atmosfere di un jazz elegante e raffinato nella sua architettura. Grazie proprio al trio di musicisti di eccellente bravura che, oltre allo stesso Lodder - già collaboratore di Paul Mc Cartney e Carla Bley - allineava il preciso, quanto sperimentale, contrabbassista Duedley Philips e il formidabile drummer, Winston Clifford (collaborazioni con Freddie Hubbard e Archie Shepp). Trio di consumata esperienza, sponda sicura alla sciolta versatilità della vocalist nello scat quanto alla sua stessa capacità di lanciare l’improvvisazione. Ma è naturalmente proprio lei, Filomena Campus, cantante di livello, dotata di swing e humour, nonchè di una bella e accattivante presenza sul palco, dove si muove con grazia danzante esplorandone i confini e strappando spesso, da buona intrattenitrice, applausi a scena aperta.
Filomena legge i testi e le poesie, dialoga con il pubblico e incanta con una voce che conosce gli accenti del blues. In «Sabbia e mirto», dedicata alla Sardegna, racconta storie di clown e di circo, cantando in inglese con voce limpida e senza accenti, liberando acuti deliziosi. Dichiara il suo amore per il teatro da Fo e Rame al grande Augusto Boal, omaggiato con un samba, «Boal», eseguito ritmicamente in scioltezza vocale. Si arrampica vertiginosamente in «Yoridori Midori», quasi uno scioglilingua, per planare intensamente su una intima rilettura di «Umbras» di Maria Carta. Si tuffa poi nei meandri del complesso e accattivante «Impressionismo» (Di Liberto), per regalare di seguito un’originale «Ninna nanna del Sinis» scritta in sardo da Benni e infine una straordinaria «Twilight» di Antonio Forcione seguita da una insolita «No potho reposare», personale e sentito tributo alla sua terra.
Mercoledì per la rassegna di Shannara l’appuntamento è con il quintetto di Stefano Di Battista e Fabrizio Bosso. Venerdì invece imperdibile concerto con Remo Anzovino (walter porcedda)