Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Poetto, la spiaggia e il quartiere dei sogni

Fonte: L'Unione Sarda
7 maggio 2010

È considerato il rione dei benestanti. «Non è vero, alcuni abitanti devono rivolgersi alla Caritas»

Molti entusiasti. «Ma spesso siamo dimenticati. E poi quanti incivili»

La musica dei chioschi sembra non disturbare più. Tante le cose che mancano: i turisti chiedono il bancomat.
Si dice Poetto, si dice Cagliari. Anche tante persone mai venute in città conoscono il nome della spiaggia. Solo che loro, con il termine Poetto, parlano di una spiaggia lunga otto chilometri. Non sanno che il Poetto non è soltanto uno: c'è il quartiere in versione invernale, c'è la versione estiva; esiste un Poetto di giorno e un Poetto di notte. In realtà, anche molti cagliaritani ignorano l'esistenza di altre realtà: per tutti è il quartiere dei ricchi che sono andati a cercare un po' di tranquillità sul litorale; non sanno che, tra i circa ottocento abitanti, ci sono persone che vivono ai margini della povertà. Anzi, a dirla tutta, veri e propri poveri. «Alcuni», rivela il parroco della parrocchia della Vergine della Salute padre Enrico Spano, «sono costretti a fare ricorso all'aiuto della Caritas».
GLI ABITANTI Eccezioni, tutto sommato. Il Poetto è sempre più una meta ambita: non a caso, i prezzi delle case aumentano di giorno in giorno. «Eppure», interviene Luca Perla, dall'edicola davanti al Lido, «capita frequentemente che si avvicini qualcuno chiedendo se so dell'esistenza di appartamenti in vendita o in affitto». D'altronde, la situazione è ideale. «Si lamentano», prosegue Perla, «soprattutto quelli che abitano in altri quartieri: vorrebbero una pista ciclabile, una corsia riservata ai pedoni. I residenti? In pratica, hanno da dire soltanto d'estate quando devono fare i conti con la mancanza di parcheggi».
IL CHIASSO E le petizioni di qualche anno fa con le quali i residenti si lamentavano per il chiasso? Non solo di quello estivo provocato dalla musica che veniva diffusa dai chioschetti. C'erano state lamentele anche per il chiasso dei neocatecumenali che si riunivano in chiesa nelle ore notturne. «Da quando abbiamo realizzato le sale interne», chiarisce Enrico Spano, «il problema non si è più posto». E, tutto sommato, sembrano non rappresentare un fastidio neanche i concerti estivi ai chioschetti. «Qualcuno», chiarisce Stefano Tassi, nell'edicola di via dell'Ippodromo, «ha ancora qualcosa da dire: purtroppo si contrappongono due diritti altrettanto legittimi, quello al riposo dei residenti e quello al divertimento di tutti gli altri cagliaritani. E, comunque, sento sempre meno lamentele di questo tipo». Fatto confermato anche dai gestori del bed & breakfast Villino Lucia, Giulio De Sotgiu e Daddo Cocco. «Non è la musica a disturbare», sostengono, «ma il chiasso che fanno i frequentatori quando lasciano i locali». Invece, i residenti proprio non riescono a digerire il fatto che, al termine di ogni serata estiva, la spiaggia (ma anche la strada) si colma di ogni genere di rifiuti. «Purtroppo», riprende il sacerdote, «l'inciviltà si fa sentire».
LA TRANQUILLITÀ Problemi di poco conto. In fondo, in altri quartieri, si fanno i conti con ben altre cose. «Questo è un quartiere assolutamente tranquillo», afferma Annamaria Pisano che esce dal supermarket con la spesa. Non ci sono neanche più le risse che caratterizzavano, in passato, i parcheggi davanti ai caddozzoni . Anche se nessuno vuole parlare spendendo il proprio nome. «Al massimo», dice una donna che lavora in uno dei furgoni, «sul tardi può capitare il ragazzo ubriaco. Ma i problemi vengono risolti alla svelta». Così come le risse che erano all'ordine del giorno nei chioschetti. «Fortunatamente», interviene Anna Frongia che gestisce Il Nilo , «il controllo da parte delle forze dell'ordine è efficace. Adesso il Poetto non è più terra di nessuno».
I SERVIZI Anche se, da un altro punto di vista, sembra essere una terra nella quale non abita nessuno: scomparse le piccole botteghe, ormai esiste solo un supermarket. Nessuno sportello delle Poste, nessuna filiale di banca; l'unica attività commerciale è un outlet, aperto alla Quarta fermata dove prima c'era la Sirenetta. «Ho fatto una scelta di vita», racconta, dietro il banco, Paola Castagneri, «quando ho deciso di trasferirmi a Cagliari. Ho scoperto una città incredibile, bella, con colori che non si vedono in nessun'altra parte del mondo. E anche la spiaggia è perfettamente inserito in questo quadro. Peccato che non ci siano i servizi indispensabili». Per i cittadini e per i turisti. «Non immaginate», interviene la collega Luisa Cherchi, «quanti stranieri rimangono interdetti per il fatto che il bancomat più vicino sia al Quartiere del sole».
I CHIOSCHI Non l'unico servizio assente. «Abbiamo “salvato” turisti che, in spiaggia, avevano rotto le infradito. Sembra una sciocchezza ma chi viene in vacanza ha bisogno anche di queste cose», riprende Paola Castagneri. Che spezza una lancia a favore dei chioschi. «Probabilmente c'è qualcosa che non va ma stanno offrendo un servizio. Sarebbe una follia rinunciare a questi spazi». I chioschi sono ormai il nodo del contendere quando si parla di litorale. «Magari inconsapevolmente», interviene Emanuele Frongia del comitato “Una mano per il Poetto”, «però sono riusciti a rispondere a domande di aggregazione che esistono in città. Mi terrorizza l'idea che possano essere demoliti. Certo, se sono stati commessi abusi, devono essere sanati. Questa è una delle ragioni per la quale è indispensabile un'authority per il Poetto».
MARCELLO COCCO

07/05/2010

La storia
Il nome deriva forse da “puerto”
Il boom del litorale soltanto nel Dopoguerra


Tutti i cagliaritani conoscono il Poetto. Pochi, forse nessuno, conoscono l'etimologia del nome Poetto. Forse perché anche gli stessi studiosi non hanno le idee chiare. Secondo alcuni, il nome deriverebbe da una torre aragonese, chiamata “del Poeta”, i cui resti sono ancora presenti nella Sella del Diavolo. Soltanto un'ipotesi. Secondo altri linguisti, il termine deriverebbe, invece, dalla parola catalana “pohuet” che significa pozzetto: un riferimento, secondo questa ipotesi, ai pozzi e le cisterne per la conservazione dell'acqua presenti nella Sella del Diavolo.
Ma, forse, la spiegazione è ancora più semplice: i cagliaritani, nell'epoca spagnola, chiamavano quella zona su puertu . Ma, soprattutto nel dialetto campidanese, la “r” finisce spesso con l'essere una lettura muta: dunque, “puertu” divenne “puetu”. L'arrivo della dominazione sabauda portò a un'italianizzazione dei nomi di origine spagnola. E “puetu” finì con il trasformarsi in Poetto.
Un problema, soprattutto, in quei tempi di scarsa importanza. Anche perché i cagliaritani hanno scoperto quel litorale soltanto nel secondo Dopoguerra. Andare al Poetto rappresentava quasi un viaggio: gli abitanti del centro storico preferivano la spiaggia di Giorgino, facilmente raggiungibile a piedi. Quel viaggio nel “mitico” tram (magari appesi per evitare di pagare il biglietto) era un'esperienza che meritava di essere raccontata.
A lanciare il Poetto la costruzione del Lido e, in seguito, dei casotti, costruiti sullo stile di quelli che inizialmente erano presenti nello stabilimento balneare. Ma il Poetto continuava a essere lontano dalla città. Basti pensare che alcune delle villette venivano utilizzate come case protette ante litteram: alla Prima fermata, per esempio, c'era la “Villa del ragazzo”, una struttura che accoglieva giovani in difficoltà. L'unico lusso, se tale può essere definito, era la presenza della scuola elementare, l'Ausonia. Addirittura, la scuola era l'unica, per così dire, fuori porta: veniva frequentata dai (pochi) residenti del quartiere ma anche dai bambini che abitavano alla Palma, a Calamosca e al Quartiere del sole che, in quegli anni, stava sorgendo. ( mar.co. )

07/05/2010