Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ritorno da Pula a Stampace: Sant'Efis è nella sua chiesetta

Fonte: L'Unione Sarda
5 maggio 2010

Ieri notte il rientro in città dopo 4 giorni di pellegrinaggio

Il ritorno del Santo in città rappresenta uno dei momenti più solenni e intimi della festa, ormai lontana dal folclore: è un giorno di preghiera nel nome del martire.
Sant'Efis è torrau . La voce di Teresa, «semplicemente devota al martire guerriero», in lontananza, segna l'ora dell'arrivo del santo in città e dà il via a un passaparola tra le due ali di folla, all'incrocio tra viale La Playa e via Sassari. Eccolo che finalmente si vede (verso le 22) il cocchio dorato con Sant'Efisio al riparo dalla pioggia, l'unico dei presenti che non si bagna e può fare a meno dell'ombrello. È da più di un'ora che l'aspettano quaggiù, dove inizia la città, con il corteo che comincia a muovere i primi passi verso le nove, secondo l'ordine stabilito della processione: sfilano i gruppi folk in costume e ombrello, i cavalieri (e qualche dama cavallerizza) in sella a cavalli che bisogna saper tenere a bada, arriva il plotone dei miliziani, poi la Guardanìa, le consorelle con le fiaccole in mano e i confratelli in abito penitenziale che assieme ai pellegrini (molti scalzi sull'asfalto bagnato) hanno accompagnato il santo nel suo viaggio di quattro giorni per i luoghi del martirio. Finalmente, dietro l'Alter Nos, si vede anche lui, e i fedeli in trepida attesa si sciolgono in un applauso in onore del Santo. I suoni delle launeddas in sottofondo e la squillante voce di un confratello che recita l'Ave Maria, nelle strade ormai buie illuminate dai lampioni, emozionano anche i veterani di Sant'Efis. Il cocchio, affiancato dal terzo Guardiano, ogni tanto si ferma per consentire ai fedeli di avvicinarsi al Santo, un segno di croce e via, perché piove, piove così tanto, che il corteo sembra avere più fretta del solito. Il momento solenne davanti al Municipio illuminato a festa: qui i fedeli pregano e ringraziano il Santo, per tutti «questo è il mio Santo», come dicono Maria Bonaria e Efisio, marito e moglie da 50 anni, per nulla scoraggiati dai lampi e tuoni che arrivano dal cielo, in questo 4 maggio religioso.
IL RIENTRO Sono stanchi i pellegrini e anche i buoi che trainano il cocchio, stanchi ma nessuno è pentito: «Lo rifaremo», promette un pellegrino bagnato. Sono in cammino dalla mattina, partiti da Pula per il viaggio di ritorno, esattamente l'inverso di quello d'andata, Villa San Pietro, Sarroch, Villa d'Orri, Su Loi, La Maddalena spiaggia e quindi Giorgino, dove con il cambio del cocchio Efisio indossa nuovamente gli abiti della festa, l'oro e gli ex voto. È notte quando il santo rientra nella sua casa, nella chiesetta di Stampace dove, accompagnato dai canti e dalle preghiere, alle 23 fa risvegliare il quartiere. «Sant'Efisio è di nuovo a casa», dice il presidente dell'Arciconfraternita Fabrizio Pau che, dopo la benedizione eucaristica di don Luciano Pani e sotto l'invocazione di Sant'Efisio martire, dichiara sciolto il voto numero 354. E non finisce qui: il 23 e 24 maggio si dà inizio alle 40 ore di adorazione eucaristica, con l'esposizione del simulacro. Solo il 25, con il Te Deum, si potrà dire che la festa è finita.
CARLA RAGGIO

05/05/2010