Fondazioni. Dopo la ratifica del decreto riesplode il malcontento, giovedì Bondi incontra i sindacati
Dal Maggio Fiorentino all'Opera, dalla Scala a Santa Cecilia, «un provvedimento inaccettabile»
La più dura è stata Carla Fracci. «Un suicidio». Così, senza troppi giri di parole, la grande ballerina ha definito il decreto di riforma delle Fondazioni Liriche proposto dal ministro alle Attività e ai Beni culturali Sandro Bondi, varato dal governo, respinto da Giorgio Napolitano, riaccolto, firmato ed emanato due giorni fa dal capo dello Stato dopo le modifiche sollecitate. «Il decreto è un suicidio, ammazza tutti. Spero che qualcuno possa rinsavire, perché questa è una cosa che non esiste», ha detto la Fracci, assessore alla cultura della Provincia di Firenze. «È un momento molto difficile. Io ancora lavoro con il Teatro dell'Opera di Roma e sento il disagio, il malumore, le difficoltà, la tensione per il futuro di tutti, non solo dei teatri: siamo tutti nello stesso pacchetto».
LE INIZIATIVE Un pacchetto di scioperi. Se il Lirico di Cagliari - concluse le recite dell Olandese Volante , vive una sorta di tempo sospeso (domani parte per Wiesbaden, dove il 7 e l'8 presenterà al Mayfestspiel la Lucia di Lammermoor di Denis Krief), tutti i teatri lirici d'Italia, da Trieste a Bari, e su tutti la Scala, mettono in scena la stessa recita. All'Opera di Roma è saltato il balletto Don Chisciotte , al Comunale di Firenze, dopo la festosa prima diretta da Zubin Mehta de La donna senza ombra di Strauss è saltata la seconda recita, al Comunale di Bologna non è andata in scena Carmen . Paralizzata anche qualsiasi attività negli altri teatri, dov'erano programmati concerti vari, e all'Accademia di Santa Cecilia di Roma, dove i lavoratori sono in assemblea permanente. Quanto al Regio di Torino, l'altra sera è saltata la prima del Barbiere . Davanti al teatro i lavoratori hanno esposto gli striscioni con la scritta “Dekreto Truffa”. Infine, il 13 dovrebbe saltare alla Scala L'oro del Reno di Wagner diretto da Baremboim. La Scala, che a una prima lettura del decreto godeva con l'Accademia di Santa Cecilia di una sua specificità, adesso l'ha persa. L'autonomia si estende a tutte le fondazioni, purché dimostrino di averne i numeri: e per numeri si intende la qualità delle proposte e la bontà della gestione. Nel testo firmato da Napolitano, dunque, è stata in qualche modo ridimensionata una delle parti che avevano suscitato più polemiche negli altri teatri. Ora non si fanno più nomi, si stabiliscono criteri.
IL DECRETO Ma veniamo al provvedimento che sta provocando la levata di scudi di quasi seimila lavoratori in tutta Italia: tutti dipendenti di quelli che fino al 1996 si chiamavano enti lirici e che quattordici anni fa sono diventati fondazioni qperte sulla carta alla partecipazione di soggetti privati, pur restando sotto il controllo di Stato, Regioni, Comuni. In Italia sono 14 e nel 2009 hanno ricevuto dallo Stato 240 milioni di euro: cento milioni in meno del costo complessivo del personale. Si aggira intorno ai cento milioni di euro, infine, la cifra delle perdite dal 2004 al 2008.
I SINDACATI Il decreto Bondi stabilisce le linee base di un riordinamento al quale i regolamenti attuativi daranno regole precise: a questo proposito il primo momento decisivo sarà, giovedì 6, l'incontro tra ministro e rappresentanze sindacali. Quattro segretari nazionali dei sindacati dello Spettacolo dovrebbero incontrare il ministro, che ha aggiudicato «irresponsabili» le agitazioni.
IL DISSESTO FINANZIARIO Punto cardine del decreto, la necessità di mettere ordine nel dissesto finanziario che attanaglia il mondo della lirica. Per far questo, il provvedimento prevede una serie di restrizioni. In vista forti ridimensionamenti per quanto riguarda le assunzioni future, (bloccate sino al 2013) fatta eccezione per le professionalità artistiche di altissimo livello. Il decreto blocca il turn-over e i contratti a tempo indeterminato, e dimezza gli integrativi se entro il 2011 non sarà firmato il nuovo contratto di categoria. Un anno ancora di tempo per mettersi in regola. Basterà? Difficile pensarlo: il contratto non si firma dal 2003, sette anni. Ancora, i ballerini potranno andare in pensione a 45 anni (ora il limite è 52) e così le donne.
IMAIE Verrà riformato anche l'Istituto mutualistico del settore, che pur restando privato opererà sotto il controllo della Presidenza del Consiglio, del Dipartimento per l'informazione e l'editoria, del ministero del Lavoro e del Ministero dei Beni culturali.
DEFISCALIZZAZIONE Altro punto dolente: il decreto non parla della defiscalizzazione dei fondi versati alla cultura e non incentiva le imprese private a investire nel settore. Netto il no dei sindacati, la cui protesta è arrivata anche al concertone del primo Maggio. «Il decreto destruttura l'occupazione, non ha un profilo riformatore e non rappresenta nessun futuro né per le Fondazioni lirico-sinfoniche né per la salvaguardia e il rilancio della cultura nel nostro paese», hanno detto i rappresentanti della Cgil.
ULTIME PROTESTE Alla Scala, dove i lavoratori sono scesi in corteo oggi salta Simon Boccanegra , mentre il sovrintentente Lissner e il cda chiedono ancora al governo «un regolamento in tempi molto brevi» per l'autonomia «di un teatro unico in Italia, in pareggio, con 500 mila spettatori e 319 alzate di sipario in un anno». E Bondi risponde immediatamente: «Trovo sorprendenti queste dichiarazioni, nessuno può pensare che io non conosca il valore della Scala. Sono però altrettanto consapevole del valore e delle tradizioni di tutti gli altri teatri. Intendo farmi carico del problema di salvare l'intero comparto lirico-sinfonico da problemi che, se ancora rinviati, ne decreterebbero una crisi irreparabile».
MARIA PAOLA MASALA
04/05/2010