Lirico. Ritmi ancestrali ma d'avanguardia con Les Percussions de Strasbourg
Glockenspiel, gong, grancasse, timpani. Lo spettacolo inizia appena ci si affaccia in sala, davanti a un palcoscenico gremito di percussioni di ogni foggia. Il concerto delle Percussions de Strasbourg è insieme ancestrale e futurista. Il senso d'arcaico che viene dai ritmi di tamburi, testimonianza di quello che fu il primo strumento di comunicazione a distanza, si dissolve tra i sibili, gli stridii, le sirene che evocano la modernità del traffico cittadino.
Un'atmosfera particolare avvolge giovedì sera il teatro lirico per un'occasione rara e inconsueta. Un concerto fuori dall'ordinario anche perché Les Percussions de Strasbourg sono uno di quegli ensemble che hanno contribuito a segnare la musica del Novecento nei suoi aspetti più innovativi. Nelle loro performance c'è spazio solo per musica non convenzionale, dove si sommano tintinnare di cristalli, movimenti di lamine metalliche, sfrigolii e strofinii di polistirolo.
Si inizia con un classico della musica del '900: Ionisation di Edgar Varèse, che negli anni '30 immaginava suoni che potessero fare il paio con la torre Eiffel, e con la sua musique concrète pensava a una musica dove potevano esistere anche i suoni indeterminati, e le sonorità della vita di tutti i giorni.
Non è semplice esplorare il confine tra suono e rumore, muoversi sul crinale che separa l'impeto vitale dal semplice fastidio. Di certo i suoni delle lamiere e dei fogli di plexiglas agitati con movimenti ondulatori non sono convenzionali, come non è convenzionale il modo con cui Les Percussions de Strasbourg suonano i pur classici timpani. L'insieme è così un frastuono che può non piacere oppure inebriare, trascinare in una sorta di orgiastico e incalzante pathos.
Di sicuro, con Ionisation c'è la testimonianza del valore storico di un'opera che ha aperto la strada a un metodo espressivo fatto proprio anche dal gusto comune.
Con un salto temporale di più di settant'anni, lo sguardo si sposta ai giorni nostri, o quasi, con Aqba, nel soffio tuo dolce (2005) di Oscar Bianchi, Refontes (2008) di Raphaël Cendo, Sextuor de sixxens (1988) di Philippe Manoury. Per scoprire che in fondo le idee fondamentali sono rimaste le stesse di Varèse.
Certo ogni autore personalizza il discorso, che nel caso di Hiérophonie V (1975) del giapponese Yoshihisa Taïra acquista aspetti e richiami nazionali nell'uso espressivo e liberatorio delle voci. Così come nel fuori programma, con gli stessi interpreti che si trasformano in strumento a percussione, “suonando” con la voce e il corpo.
È musica che ricerca sonorità inedite dando l'opportunità alle Percussions de Strasbourg di imporsi come coautori di brani, da loro commissionati, che reinventano con spirito sempre nuovo. Dello storico gruppo fondato 45 anni fa, gli interpreti sono cambiati negli anni: resta il nome e lo stesso impegno verso un repertorio a cui la musica di oggi sa di dovere molto.
GRECA PIRAS
01/05/2010