LUNEDÌ, 03 MAGGIO 2010
Pagina 27 - Cronaca
Sul monumento degradato dalle tribune di legno del Comune si potrebbe intervenire e poi rivalersi per le spese sulla municipalità
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. «Visto il carattere di temporaneità e amovibilità dell’intervento»: è la frase chiave di tutte le autorizzazioni rilasciate dagli enti di tutela archeologica e paesaggista sulle tribune di legno con le quali nel 2000 il comune di Cagliari ha seppellito l’anfiteatro romano. Una frase smentita ogni anno, fino a oggi. L’insipienza iniziale delle istituzioni, mantenuta nel corso del tempo, sembra aver rafforzato l’intenzione non più occulta del Comune di non smontare la legnaia: quest’anno non ha neppure tolto il palco, fatica minima, l’unica garantita alla fine delle stagioni degli spettacoli estivi. Nel luglio 2009 un gruppo di consiglieri regionali, Claudia Zuncheddu in testa, hanno riverdito la protesta di chi per anni ha gridato allo scandalo per la sepoltura di un monumento conosciuto fra gli studiosi. I consiglieri attraverso un’interrogazione si sono rivolti al presidente della giunta regionale, all’assessore agli enti locali e all’assessore alla pubblica istruzione per sapere se la Regione intenda far valere almeno un proprio decreto che risale al 2004 col quale il direttore generale della pianificazione urbanistica comunale disponeva «con ordinanza ai trasgressori (il Comune) la rimozione delle opere non autorizzate esistenti ed il ripristino ambientale delle aree interessate, nonché provvedono all’esecuzione coattiva delle ordinanze di rimozione e ripristino ambientale relative a opere non autorizzate, qualora non eseguite da parte dei trasgressori». E’ noto: le costruzioni abusive possono essere demolite dalle ruspe della Regione che poi si rivale sul Comune per fargli pagare le spese. Anche questa poteva essere una soluzione per liberare l’anfiteatro romano di Cagliari, ma neppure questa è stata praticata. Chiunque può vedere che il monumento, nell’isola l’unico di epoca romano-imperiale giunto fino al nostro tempo, è scomparso sotto le tribune utilizzate due mesi l’anno. Nell’ottobre del 2000 la soprintendenza ai beni archeologici scrisse al Comune perché togliesse le tribune, il Comune svelò le sue vere intenzioni: anziché obbedire come si era impegnato a fare, fece ricorso al Tar. Il ricorso finì nel nulla, ma le tribune sono sempre lì. Ora la musica è cambiata: la soprintendenza ha denunciato la degradazione della roccia causa tribune, il Comune bandirà un concorso di idee perché spettacoli e archeologia convivano.