LUNEDÌ, 03 MAGGIO 2010
Pagina 27 - Cronaca
Una macchina organizzativa perfetta ha accompagnato il cocchio del Santo in mezzo a una folla immensa
Disoccupato tenta di incatenarsi: il popolo chiede il miracolo del lavoro
MARIO GIRAU
CAGLIARI. Anche se manca l’annuncio ufficiale del presidente dell’Arciconfraternita del Gonfalone - arriverà solamente domani, al rientro del simulacro nella chiesa di Stampace - la città per la 354.ma volta ha sciolto il voto a Sant’Efisio. Straordinaria la partecipazione.
Impossibile contare le diverse decine di migliaia di fedeli e spettatori che hanno fatto ala al passaggio de “su protettori poderosu”. Davvero una festa della fede e della cultura. La solitaria protesta di un lavoratore, che ha tentato di incatenarsi alle tribune, ricorda che, vinta la peste, altri miracoli attendono Sant’Efisio. Rispettati come non mai i tempi della sfilata. L’unico ritardatario è stato proprio il santo: soltanto alle 12,45 si è immesso in via Azuni. Ritmi e organizzazione militari alla sfilata. Sono le 9,35 quando, preceduta da tre motociclisti in alta uniforme della polizia municipale, la traccas di Sestu - prima di una serie di 23 - mette in moto un corteo al quale partecipano 96 gruppi folk (10 in più di quelli inizialmente annunciati), 270 cavalieri (campidanesi e miliziani), complessivamente quasi 3.500 costumi in rappresentanza di 70 comuni dell’isola. Alle 10,40 l’Alternos Stefano Schirru e il terzo guardiano, Gino Pinna, sono già in attesa che il parroco di Sant’Anna, don Luciano Pani, inizi la celebrazione della messa. Non nasconde l’emozione l’Alternos dell’edizione 2010: «Il sindaco nel consegnarmi le insegne, toson d’oro e fascia tricolore, ha reso note le ragioni della sua scelta: la stima personale nei miei confronti, il mio essere il più giovane consigliere comunale». Le strade intorno al santuario sono diventate una piazza multietnica e plurilingue. Ogni aspetto peculiare, apparentemente originale, non sfugge agli obiettivi di macchine fotografiche e cineprese. Perfino i due giganteschi buoi (500 chilogrammi di stazza) - “No du cumparis “ e “Ca vitziu tenis”, i loro nomi - della famiglia Cabras di Monserrato, che traineranno fino all’ingresso di Pula il cocchio dorato, per un giorno diventano divi. Ambrogio Rancati (Milano) filma uno spettacolo mai visto: «E’ bello, manca solamente la musica». Pochi minuti d’attesa poi i 12 suonatori di “Cuncordia a Launeddas” colmano subito la lacuna. Padre Antonio Porfiri (Macerata), ospite dei frati cappuccini, osserva estasiato: «Mi impressionano - dice - la grande partecipazione di popolo e la compostezza dei gruppi. Si vede che tengono molto alla tradizione, soprattutto a far emergere la loro provenienza». Per mettere in evidenza questa identità, Giovanni Capitta è partito da Sassari alle 4 del mattino con l’associazione culturale “Thatari” e il “Folk Gurusele”: «Siamo fieri di rappresentare la nostra città».
Levataccia per il gruppo Folk Olbiese diretto da Ines Pinduccio: «Abbiamo lasciato Olbia alle tre del mattino, stasera - precisa la presidente - dobbiamo esibirci nello spettacolo di canti e balli sardi. Siamo contenti». Una festa nel segno della gioia, ma con stile penitenziale. Come i paramenti del decano del capitolo metropolitano, monsignor Mario Ledda. Meglio non dimenticare che lo stile è penitenziale”.
Attrus annus sant’Efis.