Teatro Venerdì in scena al Lirico
Tutto è cominciato un paio di Sanremo fa; era l'ultimo anno che regnava Baudo, e Zarrillo perdeva, la Berté urlava, la Ponce vinceva - ma nessuno se lo ricorda più. Restano solo quei tre minuti e mezzo di Elio che canta Rossini, il Barbiere di Siviglia , la cavatina del primo atto, Largo al factotum , ah, che bel vivere, che bel piacere per un barbiere di qualità . E insomma: che Elio, e le sue Storie Tese, fossero musicisti mica per scherzo lo sapevamo: quello che non sapevamo, quel Sanremo fa, era che Elio avesse quella bella voce da baritono e cantasse, elegante, quell'aria di sortita senza macchie e senza paure.
La dedicò a Feiez, l'amico, il compagno, il sassofonista, morto dieci anni prima, su un palcoscenico, il sax in mano, un'emorragia celebrale veloce come un fulmine. Disse Elio: «È morto facendo musica, e per un musicista non c'è morte migliore», e piangeva.
Ecco perché l'altra notte, al Lirico, quando ci siamo trovati, in mille e pochi più, a guardare Figaro, il barbiere abbiamo capito.
Abbiamo capito perchè Elio era solo, senza le sue Storie, a mescolare comicità a buon patto con musica da camera senza infamia e senza lode. Abbiamo capito perché la scelta di uno spettacolo che sì, fa (sor)ridere, ma niente di più; e niente dà, niente toglie. Abbiamo capito: e allora siamo rimasti buoni buoni per un'ora e mezzo a vedere un Elio che gioca (ma attenzione: sa giocare sempre, bene e comunque) insieme a Roberto Fabbriciani al flauto, Fabio Battistelli al clarinetto, Massimiliano Damerini al pianoforte. Gioca, raccontando, forse troppo scolastico, la storia del Barbiere di Rossini, l'opera, quella andata in scena, per la prima volta, all'inizio dell'Ottocento, all'Argentina, a Roma, su libretto di Sterbini dalla commedia di Beaumarchais.
Elio recita, su un buon tappeto di musica da camera; recita, le forbici in mano, i rasoi, i pettini; recita la storia. Anima l'intrigo, c'è il soldato e il conte e la bella, Siviglia diventa Palermo, o chissà, e il passato, quel passato lontano, passato di favole, amori, sciabole, veleni, diventa anche presente di calciatori e trans e poltici.
Tutto qua. Ma siccome con Elio non si può dire tutto qua, ecco perché l'altra notte, al Lirico, quando ci siamo trovati, in mille e pochi più, a guardare Figaro, il barbiere abbiamo capito. Questo spettacolo è per Feiez, che le Storie Tese chiamavano Largo al factotum . Elio, oggi, ci piace ancora di più.
FRANCESCA FIGUS
03/05/2010