SABATO, 28 GIUGNO 2008
Pagina 5 - Sardegna
Confermato dal Consiglio di Stato l’annullamento dei vincoli per interesse pubblico sull’area della necropoli
La commissione per il paesaggio doveva essere costituita con una legge
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CAGLIARI. Le betoniere possono riprendere a girare: il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Regione contro la bocciatura dei vincoli per notevole interesse pubblico imposti dall’amministrazione Soru sul colle di Tuvixeddu. La sentenza dei giudici di palazzo Spada non è stata ancora depositata ma le indiscrezioni confermate anche dai legali della Regione dissolvono ogni dubbio.
Alla base della decisione c’è un dato formale, considerato insuperabile dal Tar Sardegna e adesso dai giudici amministrativi di secondo grado: era indispensabile una legge o un regolamento approvato dall’assemblea regionale per nominare la commissione del paesaggio destinata a proporre i vincoli. La Regione ha invece scelto di nominare i quattro membri esterni - da affiancare ai tre di diritto - con una rapida selezione di cui non sono stati indicati neppure i criteri. Su questo punto - per il Tar e per il Consiglio di Stato - è stato commesso un errore gravissimo, un pasticcio che ha reso superfluo l’esame di tutti gli altri aspetti della controversia amministrativa: nulla la commissione, nulli anche tutti gli atti conseguenti. Quindi anche la proposta dei vincoli legati al codice Urbani, quindi la delibera della giunta regionale che i vincoli li ha imposti a Coimpresa, al comune di Cagliari e all’impresa Cocco Raimondo costruzioni, controparti della Regione e autori dei ricorsi vincenti al Tar. I giudici di Roma - il presidente è Barbagallo, relatore Buonvino, consiglieri Chieppa, Bellomo e Contessa - hanno disposto la compensazione delle spese di giudizio per i ricorsi di Coimpresa e Cocco Raimondo, mentre la Regione dovrà farsi carico interamente delle spese che riguardano il ricorso del comune di Cagliari. Segno che il Consiglio di Stato non si è fermato all’ostacolo della commissione ma è entrato nel merito dei rapporti fra i due enti pubblici, nella questione dell’accordo di programma del 2000 - che ha aperto la strada ai bulldozer - e alla mancata consultazione dell’amministrazione Floris al momento di imporre i vincoli paesaggistici.
Fin qui le certezze. Impossibile andare oltre e soprattutto impossibile capire se palazzo Spada abbia valutato sino in fondo il rilancio finale dell’Avvocatura generale dello Stato, il cui rappresentante Maurizio Borgo ha denunciato il ritrovamento di centinaia di tombe intatte in aree del colle punico indifese dai vincoli. Ritrovamenti che - secondo la Regione e secondo lo Stato - avrebbero modificato radicalmente il quadro di riferimento e la situazione dell’area interessata agli interventi del Comune e delle imprese, al punto da rendere indispensabili i nuovi vincoli. Contro questa tesi, sostenuta dai legali della Regione ma anche da quelli delle associazioni ambientaliste, si sono battuti i difensori del Comune e delle imprese: nessuna modifica della situazione, l’area archeologica non è stata e non sarà mai toccata dalle ruspe.
Ora bisognerà attendere il testo della sentenza e saranno i legali dell’amministrazione regionale - Vincenzo Cerulli Irelli, Paolo Carrozza e Giampiero Contu - a stabilire se esistano spiragli per nuove iniziative. In teoria la Regione potrebbe nominare - stavolta con un passaggio obbligato in consiglio regionale - una nuova commissione per il paesaggio e imporre ancora una volta i vincoli per notevole interesse pubblico sull’area. Ma dovrebbe farlo in tempi ristrettissimi, con un’opposizione tutt’altro che benevola e col rischio di ritrovarsi a fine legislatura in una situazione ancora indefinita. L’appoggio ottenuto quasi a sorpresa dall’Avvocatura generale dello Stato e l’impegno della sovrintendenza regionale ai beni culturali potrebbero però incoraggiare Soru a riprovarci. Nel frattempo - quando la sentenza sarà ufficializzata - nulla ormai vieterà alle imprese private di riprendere i lavori sulle aree dei colli, mentre il comune di Cagliari deve fare i conti con la Procura della Repubblica, che indaga il capo dell’urbanistica e il capocantiere per le muraglie abusive realizzate attorno alla necropoli. Qui la situazione appare ancora complicata, con un’inchiesta giudiziaria in corso il Comune potrebbe scegliere la prudenza e attenderne gli sviluppi. (m.l)