Da domani al Massimo
Il rapporto tra vita e denaro in “Shylock” pièce che vede in scena la (strana) coppia Shapiro-Ovadia: «Una riflessione sui giorni nostri e sul teatro ». di Anna Brotzu Shylock” non è “Il Mercante di Venez i a ” »esordisce Moni Ovadia, a fugare ogni equivoco sullo spettacolo di cui firma (insieme Roberto Andò) testo e regia, in cartellone da domani alle 21 fino a domenica al Teatro Massimo di Cagliari e il 3 e 4 maggio al Verdi di Sassari per il XXX Circuito del CeDAC, e spiega: «È una scrittura originale che incrocia l'opera di Shakespeare con una trama inventata ». In un meccanismo metateatrale: «Il protagonista è un produttore sui generis, un uomo d'affari piuttosto losco, un trafficante d'organi – interpretato da Shel Shapiro - non a caso innamoratosi della storia dell'ebreo Shylock proprio per quella libbra di carne dovuta e non pagata, che cercherà di coinvolgere un regista ormai ritiratosi dalle scene (che sarei io) perché convinto dell'attuale impossibilità di far teatro».
UNA PIÈCE che «nasce dal confronto con un capolavoro elisabettiano per indagare il rapporto fra la ricchezza e la vita: oggi il danaro domina tutto, anche la carne. Si comprano e si vendono pezzi di corpi». Con una riflessione sul senso dell'arte: «Ci s'interroga sulla funzione del teatro verso una società in balia del potere dei soldi con tutti i suoi scempi, abusi ed errori: il regista mette così in gioco se stesso e le proprie responsabi-lità». Insomma, afferma l'attore e regista nato in Bulgaria ma cresciuto a Milano, di ascendenza sefardita con salde radici nella cultura mitteleuropea: «Attraversiamo “Il Mercante di Venezia” con una molteplicità di forme e linguaggi, per raccontare al pubblico che “Shylock non è un ebreo”, ma semmai incarna lo stereotipo dell'ebreo che nella testa di un genio assoluto come Shakespeare si trasforma in un personaggio straordinario, fino a ribaltare i canoni dell'antisemitismo, perché il mondo che lo condanna appare ben peggiore». E nulla è più ingannevole dei pregiudizi: «La Bibbia impone un uso etico del denaro. Storicamente gli ebrei esclusi dalle altre professioni son stati costretti all'usura, mentre chi li accusava di malvagità non ha però avuto alcun problema ad impadronirsi dei loro beni; conosco una sola fede che istituisce un rapporto diretto tra accumulo del denaro e redenzione: il calvinismo». In tema di soldi (e letteratura), qual è “Il conto dell'Ultima Ce-na?”: «Un bel mistero: di sicuro si svolse secondo i riti della Pasqua ebraica! Mi ha offerto lo spunto per il libricino scritto con Gianni Di Santo sull'etica di un'alimentazione non violenta, ispirata al vegetarianismo, ma con humour: detesto i fanatici, una genia terribile!». Un'ultima nota sullo spettacolo? «Stili diversi si mescolano in un teatro fuori dai generi: “Shylock - il Mercante di Venezia in prova” è un gioco percettivo per sollecitare sensori e sinapsi con musica, balletti e sberleffi». ¦