Cualbu vuole che vengano valutati i danni economici per i ritardi
Ma gli Amici della Terra non mollano: parte il ricorso al Consiglio di Stato contro il nullaosta concesso nel 1999
CAGLIARI. Mentre alla Regione tutto tace sul negoziato che dovrebbe condurre a un accordo fra l’amministrazione e il gruppo Cualbu per Tuvixeddu i legali dell’imprenditore hanno presentato un’istanza di arbitrato per la valutazione dei danni economici subìti dall’impresa a causa dei ritardi maturati nell’avvio dei lavori di edificazione sul colle punico. L’iniziativa era in corso, in questi giorni è stata formalizzata con l’invito rivolto alla presidenza della Regione - che può rifiutarsi - di nominare un arbitro, che andrebbe a far parte del collegio formato da tre membri: uno sarebbe indicato dal privato mentre il nome del presidente uscirebbe da un accordo fra le parti oppure sarebbe designato dal tribunale. La richiesta è slegata dall’ipotesi di accordo alla quale dovranno lavorare - dopo l’ordine del giorno unanime del consiglio regionale - la parte politica insieme agli uffici: permute, acquisto delle aree private, rimodulazione complessiva del progetto. Il costruttore Gualtiero Cualbu aveva accolto con interesse l’iniziativa della massima assemblea regionale, ma i mesi sono passati e su Tuvixeddu si continua a giocare una partita parallela: da un lato politici, ambientalisti e intellettuali che vogliono difendere l’area sepolcrale punico-romana dall’avanzata del cemento con azioni pubbliche e trattativa, dall’altra chi va avanti sul fronte giudiziario.
L’ultima iniziativa è firmata dagli Amici della Terra, che attraverso l’avvocato Carlo Augusto Melis hanno depositato il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza Tar del 18 febbraio 2009, che senza entrare nel merito del ricorso aveva dichiarato l’associazione ecologista non legittimata a costituirsi in giudizio amministrativo per mancanza di rappresentatività. L’associazione chiedeva al Tar l’annullamento della determinazione del 27 maggio 1999 con la quale era stato concesso il nullaosta paesaggistico al progetto Coimpresa. Senza quell’autorizzazione non sarebbe valido neppure l’accordo di programma del 15 settembre 2000, il documento che sta alla base dell’iniziativa immobiliare. Ora gli Amici della Terra ci riprovano, portando davanti al Consiglio di Stato nuovi elementi di valutazione sulla leggittimazione a ricorrere. Se i giudici di palazzo Spada dovessero accogliere le tesi dell’avvocato Melis dovrebbero poi pronunciarsi anche nel merito del ricorso e arriverebbe, dopo undici anni, un pronunciamento definitivo sulla validità del nullaosta generale che ha dato il via libera al piano per Tuvixeddu. E’ valido o no? Nelle prossime settimane la risposta. (m.l)