Club X” di Caponio al MiniMax
L'importante è stare bene in una società finalmente felice, dove l'ansia è bandita e l'emotività stabilizzata grazie all'ingegneria genetica, a servizio del Sistema. E l'intimità di coppia? Se lo chiedono una maggiorata intellettuale e un uomo dal quoziente intellettivo standard, inabili a capirsi e intrappolati in giochi di ruolo.
Il rapporto falsificato di una riconfigurazione compiacente è al centro della pièce Club X , con Nunzio Caponio e Francesca Falchi, di scena al ridotto del Massimo di Cagliari. Dopo l'anteprima per la stampa, la nuova produzione del Teatro Stabile firmata e diretta dallo stesso Caponio debutta stasera alle 21 (in replica sino al 28 aprile).
Nella trama, sopra una piattaforma spaziale, una commerciante di cloni cerca l'intrattenimento con l'uomo ideale, semplicemente programmando una “macchina formulatrice”. Ma il “bambolo” configurato non va mai bene: è troppo rispettoso, o troppo intelligente, o troppo spiritoso. Addirittura troppo vero, troppo ligio alle ragioni del cuore. Frustrante che poi sia necessario abbassare il livello di accettazione. E il gioco delude. Peccato per la pecora che si butta tra i lupi per ribellarsi al branco omogeneo, ma «le cose semplici non funzionano più», afferma il personaggio maschile lanciandosi in una filippica contro i libri sul sesso di Linda Cox (Linda Sonntag?) perché ormai è privato di mascolinità.
Dentro la scenografia cellofanata di Pietro Rais, nei costumi di Salvatore Aresu, gli attori recitano fedeli alla falsità di personaggi falsificati. E la finzione nella finzione si spegne truce sotto le luci di Salvatore Aresu. Retrogusto amaro, sebbene si rida (più nella prima parte), seguendo un copione che raffigura la metafora del tempo presente. Pur originale, lo spettacolo avverte però il bisogno di essere fluidificato e rodato, per meglio scandire il filo conduttore della molteplicità dei temi.
MANUELA VACCA
22/04/2010