Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Sant’Elia patrimonio dei sardi»

Fonte: La Nuova Sardegna
19 aprile 2010


LUNEDÌ, 19 APRILE 2010

Pagina 19 - Cronaca

Mobilitazione per salvare il vecchio stadio olimpico dalla demolizione
ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Buttar giù lo stadio Sant’Elia per costruirne uno più piccolo secondo il progetto Cagliari Calcio: chi paga le spese per la sua demolizione? E soprattutto: il Comune può scegliere di abbattere l’unico stadio olimpico della Sardegna costruito non soltanto per il calcio?
Da alcuni giorni circola il volantino con le osservazioni fatte dall’avvocato Carlo Dore, molte delle quali diversi mesi fa sono state lo schema per un esposto alla Corte dei Conti dove si chiedeva di valutare l’eventuale danno erariale provocato dalla demolizione di un bene pubblico per costruire un stadio più piccolo chiesto in concessione da un unico privato (il Cagliari Calcio di Cellino). La scelta del comune fatta dopo mesi di tiraemolla dentro una maggioranza non tutta compatta davanti alla proposta presentata dalla giunta comunale sulle richieste del Cagliari Calcio, ha sollevato organizzazioni politiche e ambientaliste, ma anche singoli tifosi decisi a difendere un bene definito «identitario» nella riunione di Sardegna Democratica. In effetti tutta l’Italia sportiva associa il Sant’Elia alla Sardegna e, come ha sottolineato Gigi Riva più volte, l’ultima alla riunione di Sardegna Democratica, lo stadio fu costruito con soldi pubblici quale riconoscimento all’intera isola, non al Cagliari Calcio che, quando si decideva di fare quel grande stadio, era ancora ben lontano dallo scudetto. Doveva essere una struttura per grandi manifestazioni regionali, non solo il campo di calcio per la squadra cittadina. Nel documento scritto da Dore si sottolinea qualcosa che finora è stato sottovalutato, se non taciuto: «Non si è tenuto conto che affidare un’opera del genere a un privato rappresenta un rischio gravissimo. Cosa avverrebbe infatti se, in caso di concessione alla Cagliari Calcio spa, quest’ultima dovesse essere venduta o dichiarata fallita?». Un particolare che non suscita interesse a livello regionale, ma tantissimo in quello comunale, è il seguente: «Non si è considerato - continua Dore - che nello stato patrimoniale del Comune, lo stadio è valutato 50 milioni di euro». Cosa ci può mettere il Comune per tappare un buco del genere? Non si vede una risposta, soltanto il profilo marcato di un pesante danno erariale. Perché l’aspetto non secondario della vicenda Sant’Elia è che lo stadio pubblico verrebbe demolito per costruirne uno più piccolo da concedere per lungo tempo, attraverso una procedura di evidenza pubblica, a un privato che si può immaginare sarà il Cagliari Calcio. Nella ricostruzione della storia dell’idea di buttar giù il Sant’Elia, Dore mette in evidenza come, anche le spese che il Cagliari Calcio avrebbe dovuto affrontare in base alla concessione (rilasciata dal Comune nel 1996), sono state comunque sostenute da mano pubblica, quella del comune di Cagliari. La società sportiva aveva cominciato a parlare di demolizione del vecchio stadio a favore di uno nuovo dedicato solo al calcio, già all’inizio degli anni Duemila. Per la convenzione, il Cagliari avrebbe dovuto assicurare manutenzione ordinaria e straorinaria: non risulta sia mai stata fatta e nel 2004 il Comune «effettuò importanti lavori per la messa in sicurezza delle gradinate, per oltre 1 milione di euro. Questo però non fece spostare le tribune metalliche aggiunte per richiesta del Cagliari installate sulla pista di atletica».