Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’allucinata bellezza dell’Olandese Volante strega il Teatro Lirico

Fonte: La Nuova Sardegna
19 aprile 2010

SABATO, 17 APRILE 2010

Pagina 36 - Cultura e Spettacoli

Convince il nuovo appuntamento del Festival di Sant’Efisio che ripropone dopo 44 anni di assenza un classico wagneriano per la regia della Zambello

GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Prima con i Lieder di Schumann e Brahms interpretati dal duo Bostridge/Johnson, e ieri al Comunale con «L’Olandese volante» di Richard Wagner, pare che per certi versi (soprattutto in senso poetico) il X Festival di Sant’Efisio voglia inaugurarsi all’insegna di Heinrich Heine.
Poeta e scrittore tedesco, considerato il più importante della generazione successiva a Goethe, un borderline fra Romanticismo e Realismo, spirito disincantato ma sui generis, è autore delle «Memorie del signor von Schnabelewopski» (del 1834), la fonte principale da cui trasse ispirazione Wagner per il soggetto dell’opera in tre atti che ha dato inizio alla nuova Stagione operistica e di balletto del Teatro Lirico di Cagliari. In lingua originale con sopratitoli in italiano, in diretta su Rai RadioTre, l’allestimento è stato ripreso da una produzione dell’Opéra National de Bordeaux; la regia curata dall’italoamericana Francesca Zambello, allieva del noto regista Jean-Pierre Ponnelle: una messinscena sobria, lineare, astratta ma neanche troppo, dove sparuti elementi scenografici si limitano a suggerire le ambientazioni drammaturgiche, di volta in volta facilmente intelligibili allo spettatore.
Il cast è piuttosto buono: abbiamo un Giorgio Surian timbricamente vigoroso e cupo, un Olandese assai minaccioso, grave, perfettamente avvolto nella propria spettralità; Adrienne Dugger è invece una devota Senta, con vocalità di grande impeto, squillante: il senso del dramma è già tutto nella tensione del suo canto; e bravi poi anche Gudjon Oskarsson (Daland), Thomas Piffka (Erik), Julia Oesch (Mary) e Gianluca Floris (il timoniere).
Una validissima prova, quella del coro, preparato da Fulvio Fogliazza. Avvincente e fulgida nei colori orchestrali, nello slancio equilibrato di tutto il fraseggio, la pregevole direzione di Marko Letonja.
La vicenda narra di un uomo, l’olandese per l’appunto, condannato a vagare per i mari fino alla fine dei tempi, in una sorta d’infelice e grigia immortalità, a meno che non riesca a trovare una donna che gli prometta fedeltà eterna.
Una fanciulla norvegese di nome Senta, fantastica da sempre sulla leggenda dell’olandese volante, passa le giornate a guardare un quadro che lo raffigura, sogna d’essere lei la salvatrice dello sventurato e, frattanto, respinge le amorose profferte di Erik, un cacciatore suo spasimante.
La ragazza si ritroverà vis-à-vis con l’incarnazione delle sue fantasie e non ci penserà due volte ad accettare il fidanzamento con lo straniero. Soltanto Erik proverà in extremis a farla desistere, mentre l’olandese, sorprendendoli assieme, dubiterà di Senta e per questo deciderà di risalire a bordo della sua imbarcazione. Ma disperata la fanciulla si butta in mare giurando fedeltà all’olandese, e in quello stesso istante il vascello fantasma finalmente affonda: ora la maledizione è stata infranta.
Una pagina wagneriana dove giocano un ruolo simbolico fondamentale le contrapposizioni: leggenda e realtà, condanna e redenzione, concretezza e idealità, nonchè la metafora intorno all’incertezza del mare e la sicurezza della terraferma.