Il dibattito. Il sindaco sul futuro del quartiere: «Bisogna riportare la gente ma va garantita la mobilità»
Nel mirino del primo cittadino il piano paesaggistico regionale e i comitati di quartiere
Non ci sono più neanche le poste, hanno chiuso i negozi di alimentari, i mercatini dell'antiquariato ogni seconda domenica del mese non sono che un ricordo, e gli abitanti - quelli che sono rimasti - ci risalgono la sera per andare a dormire.
È LA STORIA RECENTE di Castello. Una storia che il sindaco conosce bene: «Dobbiamo riportare la gente in Castello e per arrivare a questo bisogna garantire ai residenti la vita di quartiere». Ma c'è un problema alla base e si chiama mobilità. Scarsa per i i residenti che devono ogni giorno lasciare e raggiungere il rione. «L'amministrazione ha cercato di risolverlo - dice Emilio Floris - ma abb i a m o i n c o n t r a t o d e g l i ostacoli». Si riferisce ai percorsi meccanizzati: ai progetti sul parcheggio interrato, gli ascensori, le scale mobili e i tapis roulant verticali. «È inutile andare a Perugia, poi tornare in città e raccontare quanto funzionano bene le scale mobili. Perché quando siamo noi a proporre le stesse soluzioni ci troviamo inevitabilmente ad avere a che fare con i no categorici di comitati spontanei vari e dei benpensanti ». Per non parlare della Regio ne che ha sempre posto il veto richiamando il piano paesaggistico regionale. «L'altro ostacolo per il recupero di Castello», lo definisce il sindaco. Nel mirino di Floris la vecchia giunta regionale che, proprio in virtù del ppr avrebbe ostacolato il progetto di palazzo Aymerich e i trasporti meccanizzati. Quest'ultimo, comprendeva otto tappeti mobili: 4 di collegamento tra via Cammino Nuovo e via dei Genovesi, 3 tra il parcheggio di via Cammino Nuovo e la base della torre dell'Elefante e uno tra via Dettori e via Manno. «Insisteremo perché trovino concretezza soluzioni tecniche di interscambio che sinora non sono andate avanti», assicura Emilio Floris, lasciando intendere, però, che l'ultima parola in materia non ce l'ha il Comune. Quanto ai manifesti sei metri per tre incollati qualche giorno fa ai lati delle strade più trafficate di Cagliari, «sono pronto ad ascoltare qualsiasi proposta, l'ho sempre fatto e sono qui per questo, basta che sia concreta». Nei poster affissi in via Bacaredda, viale Ciusa, via Is Mirrionis e via Cadello c'è scritto “Basta degrado in Castello”, mentre a fianco, dentro il contorno di una faccia d'asino, l'immagine di uno scorcio di via Lamarmora con l'erba cresciuta sui palazzi.
CHI HA IDEATO il sei metri per tre non la pensa tanto diversamente dal primo cittadino. «I turisti in Castello ci sono ma sembrano degli sbandati. Ad ogni modo, per Castello, il concetto di degrado si collega al suo spopolamento, al fatto che per spedire un pacco dobbiamo cambiare quartiere». Al fatto che «ci tocca abitare in un quartiere con le macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, con i palazzi che si sbriciolano, quando dopo il terremoto all'Aquila ci si è attivati persino con le carriole. Il manifesto è un forte segnale a chi ha permesso che tutto questo accadesse». ¦ R.M.
La protesta contro il degrado quattro poster 6 metri per 3
Fino all'11 aprile
Quattro manifesti con su scritto “Basta degrado in Castello”, tutti piazzati lunedì in strade che gli automobilisti non possono fare a meno di percorrere. In particolare chi arriva da fuori: è il caso di via Cadello e viale Ciusa. Un altro poster è in bella vista in via Is Mirrionis, mentre il quarto occupa lo spazio pubblico dei sogni per ogni inserzionista e pubblicitario: davanti al mercato di San Benedetto in via Bacaredda. I poster resteranno attaccati fino all'11 aprile. Il committente: la onlus “Stracci e paglia